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Covid19. “Serrata totale”: Bar, ristoranti, alberghi del Sannio e dell’Alto Casertano in protesta. Lunedì l’incontro con la ministra Teresa Bellanova

Inaccettabile per i piccoli ristoratori l'idea di una riapertura per le sole giornate del 7 e 8 gennaio: le entrate non corrisponderebbero alle spese da affrontare. Che ne sarà del loro lavoro nelle prossime settimane? Sono diventate 600 le attività commerciali del settore riunite sotto la sigla di SAC

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Oggi e domani “Serrata totale”: saracinesce abbassate per circa 600 operatori della ristorazione che non hanno accettato l’idea del Governo Conte di concedere la riapertura dei locali soli due giorni (7 e 8 gennaio) prima di un nuovo lockdown o di decisioni future di cui non si conosce ancora alcun dettaglio.
Parliamo dell’iniziativa dell’associazione SAC “Sannio Alto Casertano” che raccoglie ormai 600 tra ristoranti, pizzerie, agriturismi, wedding, bar, alberghi e tutta la filiera che dallo scorso lockdown di primavera hanno deciso di fare squadra e alzare la voce a fronte delle criticità economiche gravate sulla chiusura dei locali dell’entroterra, impossibilitati a recuperare anche il minimo fatturato nei giorni in cui è stata concessa la riapertura dei locali e a singhiozzi.
“Una squadra che è cresciuta nei numeri e che al momento include anche Agenzie di Viaggio e tour operator”, come ci aggiorna Marco Dell’Ungaro, vicepresidente dell’Associazione del ristorante-pizzeria Archimagirus di Telese Terme. In più occasioni abbiamo raccontato delle loro esigenze e delle proteste, portando all’attenzione la vita dei piccoli ristoratori tra Alife e Piedimonte Matese; ma l’esperienza è quella di un territorio ben più vasto e di tanti altri imprenditori del settore.
Anche questa volta non hanno accolto di buon grado l’idea di una breve apertura senza sapere quale futuro li attende a partire dalla prossima settimana. Si tratta di attività ceh per garantire la qualità del servizio necessitano della somministrazione di prodotti alimentari freschi, di programmazione delle attività e di conseguenza delle spese da affrontare; si tratta di attività che tutelano l’onore a la dignità delle loro famiglie…chiedono voce e tutele maggiori lì dove, nei piccoli centri non si vive di ondate di turismo che possano occasionalmente sanare le ferite provocate dalla crisi economica del momento.
A farsi portavoce dei colleghi, il maestro Pizzaiolo Franco Pepe della famosa pizzeria di Caiazzo, Pepe in Grani: per lunedì hanno ottenuto un confronto con la Ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova da cui ci sia attende ascolto e uno spiraglio di speranza.

Cosa ci insegna la protesta dei nostri ristoratori? Che c’è una differenza tra piccoli e grandi contesti sociali e che ognuno di essi merita strategie di sviluppo diverse, merita confronti “dedicati”, azioni pensate per le comunità in cui esse sono inserite (si pensi che l’attività di un ristorante locale mette in moto l’economia di altrettante aziende agricole locali).
Protesta e speranza quella dell’associazione SAC che ci fa concretamente notare che solo insieme si percorrono le strade più difficili, e in cordata. Il loro impegno, ad oggi, resta l’unico modello negli 80 Comuni che rappresentano, di azione comune per il bene comune.

Nasce SAC, l’Associazione dei ristoratori dell’Alto Casertano e del Sannio contro la crisi da Covid19

 

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