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Covid e lavoro. A dicembre tasso di occupazione scende al 58%, in aumento le persone in cerca di lavoro e gli inattivi

I dati relativi al livello occupazionale dell'Italia aggiornati a dicembre 2020 nel report dell'Istat

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Alberto Baviera – “A dicembre tornano a calare gli occupati e si registra un incremento dei disoccupati e degli inattivi”. Il tasso di occupazione scende al 58,0% (-0,2 punti percentuali). Lo comunica il 1° febbraio (n.d.r.) l’Istat, diffondendo i dati provvisori su “Occupati e disoccupatia dicembre 2020.
“A dicembre l’occupazione torna a diminuire, interrompendo il trend positivo che tra luglio e novembre aveva portato a un recupero di 220mila occupati”, spiega l’Istat, sottolineando che “il calo occupazionale è concentrato sulle donne e coinvolge sia i dipendenti sia gli autonomi. Inversione di tendenza anche per la disoccupazione che, dopo quattro mesi di progressivo calo, torna a crescere portando il tasso al 9%”.

Stando ai dati diffusi, la diminuzione dell’occupazione (-0,4% rispetto a novembre, pari a -101mila unità) coinvolge le donne, i lavoratori sia dipendenti sia autonomi e caratterizza tutte le classi d’età, con l’unica eccezione degli ultracinquantenni che mostrano una crescita; sostanzialmente stabile la componente maschile. Nonostante il calo di dicembre, il livello dell’occupazione nel trimestre ottobre-dicembre 2020 è superiore dello 0,2% a quello del trimestre precedente (luglio-settembre 2020), con un aumento di 53mila unità.
Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione registrate tra marzo e giugno 2020, unite a quella di dicembre, hanno portato l’occupazione a un livello più basso di quello registrato nel dicembre 2019 (-1,9%, pari a -444mila unità). La diminuzione coinvolge uomini e donne, dipendenti (-235mila) e autonomi (-209mila) e tutte le classi d’età, ad eccezione degli over50, in aumento di 197mila unità, soprattutto per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,9 punti percentuali.

“I drammatici dati sull’occupazione diffusi lo scorso 1° febbraio (n.d.r.) dall’Istat erano stati prospettati appena qualche settimana fa in occasione della presentazione del Rapporto sul mercato del lavoro 2020 del Cnel. Dobbiamo e possiamo evitare l’esplosione di quella che sarà una vera e propria bomba sociale facendo partire subito il Pnrr iniziando proprio dai progetti sul lavoro con un’attenzione particolare ai giovani e alle donne”. Lo afferma il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), Tiziano Treu, commentando i dati diffusi lunedì (n.d.r.) dall’Istat sull’occupazione.
“La disoccupazione giovanile è cresciuta ancora raggiungendo il 29,7%, la più alta d’Europa seconda solo alla Spagna, mentre la perdita di lavoro femminile ha raggiunto cifre insostenibili (-99mila a novembre 2020). Senza contare che il 2021 si è aperto con il 77% dei contratti collettivi nazionali scaduti”, osserva Treu, secondo cui “le politiche del lavoro in questo scenario diventano un test decisivo per il successo di tutto il Piano. Invito tutti a fare una riflessione sulle ricadute occupazionali del Pnrr, una criticità che abbiamo riscontrato e presentato in audizione venerdì scorso”.

Rispetto all’impiego dei fondi europei di Next Generation Eu, il presidente del Cnel rimarca che “in questa fase è fondamentale l’utilizzo di tutte le risorse disponibili”. “Come abbiamo detto in audizione parlamentare, la scelta di usare solo parte dei prestiti, verosimilmente motivata dalla necessità di garantire sostenibilità finanziaria di lungo periodo, appare discutibile, poiché riduce l’impatto del Piano e la possibilità di sfruttare tutto il potenziale moltiplicatore degli investimenti pubblici che, come noto, generano un aumento di Pil maggiore della spesa necessaria per realizzarli”.
Per Treu, “non utilizzare, dunque, tutti i prestiti del Next Generation Eu per investimenti aggiuntivi tradisce il timore di non saperli utilizzare o di doverli destinare ad altre forme di spesa”. “Il timore è comprensibile, ma – conclude – occorre sottolineare che tali fondi sono più che mai necessari per recuperare i ritardi storici accumulati dal nostro Paese su tutti gli obiettivi di convergenza europea”.

Fonte Agensir

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