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Nemici sotto lo stesso tetto. Storia di una coppia in crisi: “per stare insieme, prima bisogna stare bene”

Dal Centro diocesano per la famiglia la storia di una coppia come tante che con l'arrivo dei figli perde l'equilibrio che pensava solido e sicuro. La soluzione? Qualche passo indietro e nuovamente in ascolto dei bisogni dell'altro

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Ma dammi la mano e torna vicino
Può nascere un fiore nel nostro giardino
Che neanche l’inverno potrà mai gelare
Può crescere un fiore da questo mio amore per te

E a mano a mano vedrai con il tempo
Lì sopra il suo viso lo stesso sorriso
Che il vento crudele ti aveva rubato
Che torna fedele
L’amore è tornato
Rino Gaetano

di Concetta Riccio

Quante coppie, quasi sempre genitori, hanno varcato la porta del mio ufficio.
Con l’arrivo dei figli tutto è peggiorato“. Quante volte ho ascoltato questa frase, è diventata quasi una frase “tipo” nei colloqui con le coppie.

È stato così anche quando ho conosciuto Gianni e Sara, entrambi sotto i 40. Hanno varcato quella soglia con gentilezza, mi hanno salutata con il sorriso, ma tra di loro non uno sguardo, non un cenno di complicità. Non si può dire nemmeno la tipica frase “come due sconosciuti”; no, perché in realtà quei due giovani, un tempo innamorati e uniti, quel giorno davanti a me sembravano proprio due nemici!
Come si può arrivate a questo punto? Ci sono una serie di motivi non solo psicologici, ma se vogliamo anche sociali ed educativi, che ogni giorno portano tante giovani coppie come Gianni e Sara a questo punto.
Torniamo brevemente a quella fatidica frase “con l’arrivo dei figli…”.

 

È davvero così? Certamente no! I figli non fanno altro che mettere alla prova “la squadra”: dalla panchina si passa al gioco in campo e lì, si sa, il risultato dipende sì dalle capacità del singolo, ma soprattutto dal sapersi coordinare.È stato così anche per Gianni e Sara. Con l’arrivo dei figli una serie di insoddisfazioni personali, superficialità e strumenti mancanti hanno determinato la sconfitta al primo tempo.
Sara, con l’arrivo del secondo figlio, ha lasciato il lavoro part time che aveva, in quanto non più conveniente economicamente. Qui potremmo fare lunghi discorsi sulla parità, sul sostegno che la società dovrebbe dare alle famiglie, ma quante donne ogni giorno fanno la sofferta scelta di Sara? Troppe sicuramente!

Gianni non ha minimamente sospettato il malessere della moglie per la perdita del lavoro e il carico domestico, oltre che educativo di questa, anzi in maniera superficiale ha ritenuto che delegare più compiti alla moglie l’avrebbe addirittura aiutata a sentirsi utile. Parole sue.

Verrebbe da citare anche solo il titolo di un simpatico libro di Marianne J. Legato “Perché gli uomini non ricordano niente e le donne non dimenticano mai”, per capire che Sara ha sopravvalutato emotivamente il marito, pensando che lui sapesse tutto di lei e ignorasse di proposito il suo malessere, per comodità ed egoismo.

Sara ha maturato molto rancore: “lui non mi rispetta”!
Gianni si è sentito sempre più solo: “lei non mi ama più!”.

Sembrerebbe questo l’epilogo del matrimonio, ma per fortuna Gianni e Sara hanno deciso di mettersi in gioco: chiedere aiuto e darsi un’altra occasione di essere famiglia.
Oltre alla psicoterapia, la coppia ha continuato per sei mesi a fare delle consulenze con me, un supporto socio-educativo pratico: uno spazio dove trovare insieme delle strategie immediate da mettere in campo.

Le famiglie di oggi sono il risultato di quella che N. Galli chiama “la nuclearizzazione della famiglia”, ovvero una sorta di isolamento della coppia. Da questa indipendenza si guadagna certamente molta intimità e autonomia, ma si rinuncia spesso ai legami di solidarietà, all’aiuto di amici e parenti; anche al solo confronto costruttivo con questi soggetti esterni alla coppia.

Ho indirizzato Sara verso quella che insieme abbiamo chiamato “la decompressione”: un pomeriggio a settimana tutto per lei, delegare di più ai nonni senza sentirsi in colpa e piccoli spazi da sola con il marito, come una semplice colazione fuori.

Gianni ha dovuto fare i conti con verità mai viste, ascoltarle gli ha dato nuove consapevolezze e ha subito supportato i bisogni della moglie.
Sara, dopo un anno, ha trovato un nuovo lavoro. Anche questo non molto redditizio, ma importante semplicemente perché la rende felice!
Forse è questa la chiave di lettura: per stare insieme, prima bisogna stare bene.

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