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Un cortometraggio dedicato al Matese e al patrimonio storico-artistico locale: tra i protagonisti il Vescovo Clarus

Racconti, fantasia, leggenda: su questo sfondo si muove il sogno del protagonista del film, Marco, di lasciare ai posteri un segno, un valore

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Si ispira al nome del primo vescovo alifano di cui si ha notizia, il cortometraggio “Clarus” del regista Michele Schiano scritto con Massimiliano Nardelli. Un lavoro che porta sullo schermo immagini, suggestioni, racconti appartenuti ad epoche e generazioni diverse con l’intento fondamentale di puntare i riflettori su alcune bellezze storiche e naturalistiche delle città di Alife e Piedimonte Matese prestate come set: per la prima, la scelta non poteva non ricadere sul criptoportico e anfiteatro romani e sulla cripta della cattedrale; per la seconda sulla spettacolare cascata del fiume Torano.

Ad accedere più di ogni altra scelta l’attenzione dei media e del territorio sul cortometraggio, è stato il coinvolgimento di attori di fama come Sarah Falanga ed Elvis Esposito (quest’ultimo nella serie tv L’amica geniale andata in onda su RaiUno veste i panni di Marcello Solara): è lui che interpreta Marco, una giovane guida turistica che decide di dare una svolta alla propria vita ponendosi la domanda “cosa voglio lasciare ai posteri?” messaggio che nasconde la provocazione attuale sul presente e sul futuro del patrimonio storico artistico del territorio matesino.

Alla libertà artistica del regista, la possibilità di lavorare sul vescovo Clarus immaginandolo in una cornice che – come gli stessi autori dichiarano – si muove tra onirico e leggenda ma che storicamente non lega il suo nome alla trama narrata per assenza di dati storici.
Di fatto, sul primo vescovo di Alife (interpretato nel cortometraggio da Gianfrancesco D’Andrea di Piedimonte Matese) le uniche fonti lo indicano come vescovo presente a due concili romani, quello del 499 e quello del 501, convocati dal Papa Simmaco per contrastare lo scisma dell’antipapa Lorenzo. Cronache molto postume, riportate da Ughelli nella sua Italia Sacra sive de episcopis Italiae (pubblicata in più edizioni a partire dalla fine del XVII sec.) e da Mansi nell’opera Novam conciliorum omnium collectionem (inizi del XVIII secolo), ma riprese successivamente anche da storici locali come Trutta, Fonseca ed altri, pongono nuovamente l’accento sul suo intervento a favore del Papa Simmaco (499) e nella difesa alle accuse che gli erano state mosse (501) e anche al suo legame con la cattedra episcopale di Alife.

Novità successiva al lancio del cortometraggio, ben accolta da quanti ne hanno seguito la promozione è la notizia data dal regista, tramite social, che “Clarus” potrebbe diventare una serie tv: in questo caso il Matese tornerà a mostrarsi in tutti i suoi angoli, le sue bellezze, le sue storie…

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