La notizia della morte del professore Vespasiano Sergio Durestante (classe 1934), in una comunità parrocchiale, in un contesto cittadino, in una Diocesi che ha conosciuto in lui un uomo di fede, di impegno, di carità, di apertura al nuovo, addolora, porta dispiacere per un’assenza che si noterà e si notava già a causa della sua salute così provata che lo aveva allontanato dagli impegni di sempre, ma che non aveva spento i suoi occhi vivaci e attenti, interessati alla vita di chiunque sfiorasse la sua. Prima di tutto i giovani e le belle novità di cui – ne era convinto – erano portatori. Anche nella scuola (aveva insegnato all’Istituto industriale di Piedimonte Matese) aveva vissuto con passione la sua missione di educatore; ancora oggi chi lo ricorda conserva il suo ricordo come un valore innestato ormai nell’animo.
Domani (domenica 21 marzo) alle 16.15 saranno celebrati i funerali nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nella parrocchia a cui per anni ha dedicato il suo tempo. Intorno a lui ci saranno tutti, perchè sono stati tanti gli amici della sua vita, in particolare la grande famiglia dell’Azione Cattolica diocesana che a lui deve la saggezza di numerose e coraggiose scelte compiute nella logica dell’unità, della collaborazione tra parrocchie ed esperienze diverse, di strade spianate perché i più giovani vivessero e costruissero la Chiesa diocesane. Ha chiesto di portare con sè nella bara, la tessera di socio di Azione Cattolica… e null’altro.
Di lui, ci lasca un sincero e concreto ricordo l’amico Liberato Raccio.
È proprio vero che a volte si provano simpatie così immediate che, pur incontrandosi per la prima volta, sembra conoscersi da sempre. Così mi è accaduto con Sergio.
Lo conobbi una ventina di anni fa, quando, ritornato a Piedimonte Matese dopo un’assenza di alcuni decenni, ripresi a frequentare l’Associazione di Azione Cattolica “Dio e Patria” della parrocchia di Santa Maria Maggiore, di cui era presidente.
Avendolo conosciuto da non molti anni, altri più e meglio di me potrebbero delinearne la figura.
Nulla sapevo della sua attività svolta in precedenza. Venni a conoscenza che aveva ricoperto anche la carica di presidente dell’Azione Cattolica dell’allora Diocesi di Alife, che si era attivato per l’istituzione dell’Associazione in alcune parrocchie, che era stato valido e stimato collaboratore del parroco mons. Francesco Piazza e di vescovi, e in particolare di S. E. Mons. Angelo Campagna, da Sergio molto ammirato.
Compatibilmente con le sue condizioni di salute, ha sempre frequentato l’Associazione, alla quale non ha fatto mai mancare il suo contributo di saggezza e di incoraggiamento.
Nulla so della sua attività di insegnante perché l’ho conosciuto quando era già in pensione. Posso però dire che ricordava a uno a uno i suoi alunni, dai quali era molto stimato.
Marito delicato e premuroso, con la moglie Pia costituiva una coppia esemplare. Il loro matrimonio è stato una lunga conversazione.
La morte della sposa è stato un colpo duro dal quale non si era ancora ripreso.
Le prove non gli hanno dato tregua, ma non si lamentava mai.
Per sant’Agostino anche i buoni e i giusti hanno bisogno di qualche tribolazione che tolga loro la polvere di dosso; e lui ne era convinto; come era convinto che fa un doppio beneficio al povero chi lo aiuta in fretta, e agiva di conseguenza.
Dice il Tommaseo che l’ingratitudine dei beneficati non ci deve far pentire del beneficio, ma ci deve insegnare ad operarlo con animo più puro d’umane speranze.
Così Sergio si comportava: perdonava le offese e non si legava mai al dito le ingratitudini, continuando ad aiutare gli stessi da cui le riceveva: ne sono testimone.
Certamente non si è presentato al Giudizio con la valigia vuota.
Mi diceva di essere pronto per l’incontro col Padre. Era sereno e fermamente convinto che la morte è la strada che conduce al Paradiso; non un tuffo nel buio, ma l’entrata nella luce di Dio; non un andarsene, ma un arrivare; non l’ultima parola, ma, come dice papa Francesco, la prima verso quell’alba che non conoscerà tramonto; non è la fine di tutto, ma il passaggio verso Colui che è tutto.
Caro Sergio, sei stato un uomo semplice, buono, generoso, mite, affabile e umile. Sei stato un esempio per tanti. Non ti dimenticheremo.
Liberato Raccio
Ho partecipato ai funerali una bella celebrazione del parroco don Emilio Salvatore un omelia fatta di parole che ricordavano il prof. e del suo operato in parrocchia nell’ac