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Il paesaggio e il futuro. Il rischio di impoverirci

Estate, tempo di uscite all'aria aperta; tempo di consapevolezza del paesaggio. Ombre sul Ministero della transizione ecologica: davvero rappresenta la svolta?

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Paolo Bustaffa – Dopo tanti mesi di isolamento sanitario esplode la stagione delle uscite dalla città per godere la bellezza di un Paese chiamato “il giardino d’Europa”. Questo tempo di respiro si presenta anche come occasione per prendere coscienza del rischio di impoverimento se non di estinzione del paesaggio. Non a causa di eventi atmosferici avversi ma per ignoranza, noncuranza o malintesa idea di progresso.

Paesaggio del Matese. Foto sentiericaserta.blogspot.com (Alessandro Santulli)

Un regolamento europeo stabilisce che le misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza devono proteggere gli ecosistemi prevenendo e impedendo danni ambientali. Un’indicazione di cui il disegno di legge “Semplificazione” non sembra tener conto più di tanto. Anche per questo c’è chi ritiene il passaggio nominale da Ministero dell’ambiente a Ministero della transizione ecologica, del tutto insufficiente per imprimere una svolta alle politiche ambientali sempre più intrecciate con quelle culturali, sociali ed economiche.
Nei giorni scorsi a esprimere simili preoccupazioni è stato Salvatore Settis, uno de massimi esperti di paesaggio inteso come un bene comune meraviglioso e fragile. Settis cita, a titolo d’esempio, due impianti che giudica minacciosi: le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici.
Le prime, alte fino a 250 metri, installate a dismisura negli ultimi venti anni e pur rientrando nella linea delle energie rinnovabili non sembrano armonizzarsi con il paesaggio. I secondi coprono sempre più terreni agricoli aggravando il consumo di suolo che peraltro è il più alto d’Europa.

Entrambi indicano una diffusa disattenzione all’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Ed è allora la Costituzione a sollecitare la coscienza del Paese.
Non viene chiesto di contrastare un percorso verso il futuro ma di pensarlo, progettarlo e realizzarlo tutelando il paesaggio e la bellezza che in esso si esprime. Si può ancora porre rimedio agli errori e Settis chiede: “Che cosa faremo per regolare la scelta di luoghi idonei ad accogliere nuovi impianti o per lavorare d’anticipo coprendo il costo dello smantellamento di tali impianti e non lasciarlo in eredità ai nostri figli e nipoti?”.
Le risposte non possono tardare.
Il tempo del respiro, concesso dalle vaccinazioni, è dunque il tempo della riscoperta della responsabilità di ognuno e di tutti verso il “giardino d’Europa” così ammirato e invidiato.
La bellezza incontrata nel paesaggio non può rimanere solo nelle foto ricordo, deve entrare nell’anima, nei pensieri e diventare una maestra che non esaurisce il suo insegnamento nel tempo delle vacanze ma lo prolunga nel tempo delle scelte quotidiane per migliorare la qualità della vita propria e altrui.
Potrebbe sembrare poesia ma è la bellezza a indicare la strada verso il futuro.

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