Giovanna Corsale – Con l’incombere del Covid siamo stati obbligati a rinunciare per molto tempo ad avere rapporti ravvicinati anche con le persone più care. Quanti si sono spenti lontani da figli, genitori, amici…? Quanti si sono congedati dai propri familiari attraverso una videochiamata? E poi…la solitudine assoluta! Questo è l’aspetto più triste della pandemia, il dover mantenere le distanze anche da parte di chi le distanze non le mantiene per missione. È questo il caso dell’Associazione dei Volontari Ospedalieri di Piedimonte Matese, uomini e donne che offrono tempo ed energie nel sostegno ai malati, costretti in un letto di ospedale.
L’accoglienza, la capacità di ascoltare, la propensione ad aiutare chi ne ha bisogno a vincere la solitudine e lo sconforto, tratti che contraddistinguono la missione dell’AVO, non si sono lasciati scalfire dalla pandemia, resistendo oltre ogni limite, anche territoriale. Non essendo potuti rimanere al fianco dei pazienti ricoverati presso il Nosocomio piedimontese, infatti, i volontari hanno continuato a garantire il loro prezioso servizio, ma presso il Centro vaccinale allestito nella Caserma Garibaldi di Caserta. I volontari AVO si confermano, così, come pilastri della Sanità italiana, essendo figure di riferimento per chi soffre, ma anche per il personale sanitario che trova in loro persone qualificate e competenti sulle quali poter contare sempre.
Anna Macchiarelli, Patrizia Gaudio, Raffaele Russo e Giuseppina Rotondo, insieme a Giuseppina Ricciardi, presidente AVO, hanno scelto di iniziare questa nuova esperienza, animate dalla voglia di rendersi utili là dove vi sono urgenze. È la scelta di “uno stile di vita basato sull’amore”, accanto al sofferente, che “non è un terminale d’amore, ma sorgente d’amore”: sono queste le parole di Erminio Longhini, medico e primo fondatore dell’Associazione Volontari Ospedalieri, che sintetizzano efficacemente uno stile di vita capace di fare la differenza in quei luoghi dove a dominare sono il senso di solitudine e la malattia.