“La pace è prima di tutto esperienza personale in famiglia, negli ambienti di vita, nella Chiesa… è atteggiamento coerente alle proprie intenzioni”, così il vescovo Mons. Giacomo Cirulli nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri, nelle due Messe celebrate al mattino presso la cappella dell’Ospedale civile “Ave Gratia Plena” in Piedimonte Matese e alla sera presso la Basilica di Santa Maria di Cubulteria in Alvignano.
L’inizio della Quaresima, quest’anno porta ai credenti un impegno particolare, la preghiera per l’Ucraina ferita dall’attacco bellico russo: Papa Francesco ha chiesto che questa giornata fosse vissuta nel segno della totale vicinanza ad un popolo che, nella civilissima Europa, si vede privato di libertà e di speranza.
La liturgia con cui si apre questo lungo tempo che precede la Pasqua, attraverso la Sacra Scrittura, diventa la porta verso un tempo nuovo per tutti i fedeli. Mons. Cirulli ha ricordato ai presenti l’attualità della parola di Dio che nel Vangelo (“quante volte abbiamo ascoltato questa pagina e quante volte ancora la ascolteremo!”) diventa messaggio per gli uomini e le donne di oggi, per i sacerdoti: l’elemosina, l’atto di estrema pietà che unisce gli uomini nel bisogno chiede coerenza, non finzione; così anche la preghiera: “Gli ipocriti che Gesù condanna nel Vangelo di oggi siamo noi ogni qualvolta recitiamo la parte dei credenti rivestendoci di un abito piuttosto che essere veramente uomini e donne di preghiera e di pace; il Signore chiede lealtà nella preghiera, nell’elemosina, nel servizio…”. Queste le parole del Pastore ai fedeli ai pochi che hanno potuto accedere alla Cappella dell’Ospedale: il direttore sanitario Dr. Gianfausto Iarrobino, medici e infermieri, personale amministrativo, operatori del settore sanitario, degenti e familiari, gli ospiti della SIR (struttura intermedia residenziale di supporto alle fragilità psichiche). Con il Vescovo, il cappellano don Eusebio Swiderek, diaconi e sacerdoti. In questo luogo, forte il richiamo del Pastore alla più grande elemosina, al più grande gesto di carità, alla più autentica missione che l’uomo possa compiere per un fratello: avere cura, del corpo, ma anche dell’anima. Conferma venuta al termine della Messa dalle stesse parole del direttore Iarrobino confermando la profonda umanità con cui operano i sanitari della struttura matesina “come non avviene in altri contesti regionali e non solo che ho conosciuto e in cui ho lavorato”.
Ai fedeli di Alvignano, riuniti presso l’antica Basilica paleocristiana con i sacerdoti don Alessandro Occhibove e don Francesco Vangeli, il vescovo Giacomo ha confermato il personale legame con quel luogo antico, scrigno della solida fede e tradizione dei primi credenti, luogo che oggi conferma il legame di un popolo con i propri antenati e la devozione nel patrono San Ferdinando d’Aragona, compatrono diocesano, qui sepolto per lunghi secoli. Tra vita e preghiera si è snodata l’omelia del Pastore nella Basilica paleocristiana di Alvignano: il commento alla Scrittura, l’esortazione di Cristo a vivere l’elemosina, il digiuno e la preghiera con lealtà e nella gioia, Mons. Cirulli ha trasformato tutto in richiesta di aiuto a Dio perché la fragilità dell’uomo è tanta, e anche il sogno di pace è difficile da coltivare: “Come mi presento all’altare se nella mia vita faccio anche io le mie guerre? Guerre non di missili, ma di parole e gesti che feriscono e distruggono la dignità altrui… Il clima in cui siamo immersi è sempre belligerante, in famiglia, nelle relazioni in genere…nei luoghi di lavoro, nei contesti pubblici. Per questo Signore perdonaci perché non sappiamo quello che facciamo; ancora una volta in questo giorno ci stai spingendo oltre, ci stai chiamando ad essere diversi mentre avanza il rischio che domani, finito ogni fervore, ogni nostro proposito sarà svanito… Signore, io non voglio essere uomo o donna di guerra; assistimi e fa’ che questo segno di cenere sul capo mi ricordi veramente qual è la mia consistenza; Sei tu, invece, Signore che mi rendi immortale, mi dai l’essenza e la vita che non muore mai. Signore abbi pietà di me, io da solo non riesco”.
Il richiamo alla pace del Vescovo è stato anche memoria sia a Piedimonte che ad Alvignano, dell’impegno che da sempre la Chiesa, attraverso i segni e le parole dei Papi e di uomini direttamente impegnati per questo sogno, realizza e costruisce ogni giorno, in ogni angolo del mondo favorendo il dialogo, creando occasioni di crescita e sviluppo per le popolazioni ferite, soccorrendo, ma soprattutto educando alla civiltà dell’amore.
In foto alcuni scatti della Santa Messa nella Basilica di Santa Maria di Cubulteria in Alvignano