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Diocesi di Alife-Caiazzo e di Teano-Calvi: cantiere aperto. Domenica 6 novembre riprende il cammino sinodale

Appuntamento alle 15 presso il Santuario dell'Addolorata in Alvignano; poi il lavoro "ritorna" nelle Parrocchie e in particolare nel confronto con i territori

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Si torna a parlare di cammino sinodale nelle Diocesi di Alife-Caiazzo e di Teano-Calvi; siamo infatti alla vigilia di un nuovo incontro che, dopo quelli dello scorso anno e facendo tesoro dell’esperienza già condivisa, apre alla nuova fase del percorso identificato come I cantieri di Betania. Le due Diocesi guidate dal vescovo Mons. Giacomo Cirulli si troveranno domenica 6 novembre ad Alvignano presso il Santuario dell’Addolorata, alle 15.30, per fare il punto sul percorso già compiuto e ricevere le indicazioni per il prosieguo del cammino, secondo le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana. L’invito è per tutti: sacerdoti, religiosi, diaconi, delegati parrocchiali del sinodo e chiunque vogia partecipare a questa esperienza che la Chiesa sta vivendo, una forma di ascolto che prova a tendere l’orecchio oltre le sagrestie e i confini delle sale parrocchiali, spingendosi dove molti passano ma pochi si incontrano e si parlano: la strada, i luoghi di vita…

Uno dei momenti di confronto dello scorso anno

 Cosa è accaduto? 
Necessario un rewind di quanto già detto e vissuto nelle due Diocesi contemporaneamente a tutta la Chiesa universale, ma in modo particolare a quella italiana.
L’11 ottobre 2021 Papa Francesco apriva il Sinodo della Chiesa universale, questa volta indicando come modalità di lavoro quella di un confronto non solo tra vescovi, ma dal basso, dalle comunità, tra fedeli laici, movimenti, associazioni e in particolare con “i lontani”. Il 17 ottobre le Diocesi italiane celebravano localmente l’inizio del loro percorso: le Diocesi guidate dal vescovo Giacomo Cirulli si incontravano a Vairano Scalo presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, abbastanza capiente da accogliere il clero e una rappresentanza dei fedeli delle due Chiese che vivevano per la prima volta, dopo le interruzioni pastorali provocate dal Covid un primo momento di comunione (dopo l’unione in persona Episcopi avvenuta a marzo 2021). Da allora, sia in maniera interdiocesana che parrocchiale, il cammino, non senza fatica, è proseguito tra momenti di riflessione e confronto.
In tutta Italia non è andato secondo le aspettative: il Covid ha nuovamente frenato le occasioni di incontro; la fatica ha prevalso; le proposte di cammino “insieme” non sono state recepite e talvolta vissute secondo le linee programmatiche suggerite. Una Chiesa a più marce è quella che si è palesata cammin facendo, sì, perché la Chiesa è il cammino dell’umanità che raccoglie condizioni sociali e culturali, fermenti pastorali, storie ed esperienze diverse… e dove il seme del Vangelo fa i conti con terreni diversi, accoglienti o meno.

 Betania, immagine dell’incontro, dell’accoglienza, dell’ascolto 
Ma lungi dall’essere profeti di sventura che annunziano sempre il peggio! Lo ha ricordato il Card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel consegnare alle Diocesi del nostro Paese la traccia del prossimo cammino, I cantieri di Betania, richiamando il grido di speranza che all’inizio del Concilio Vaticano II fu di Giovanni XXIII invitando la Chiesa a riconoscere i segni della Provvidenza a fronte di un altrettanto clima di sfiducia.

Betania dunque, la casa di Marta e Maria, il luogo che accarezza le ferite, accoglie i sogni, coltiva la speranza, genera familiarità è l’icona biblica che si è materializzata agli occhi degli addetti ai lavori quando nei mesi passati dalle Diocesi italiane sono giunte le sintesi della prima fase del percorso sinodale. Cammino, ascolto, accoglienza, ospitalità, servizio, casa, relazioni, accompagnamento, prossimità, condivisione: le parole-chiave che emergevano dalle riflessioni di parrocchie e diocesi riconducevano lì, nella casa dove Gesù vive e fa vivere l’esperienza dell’ascolto, dell’amicizia, della vicinanza… Oggi esse diventano il leitmotiv del prossimo pezzo di strada che tutti, quindi anche Teano-Calvi ed Alife-Caiazzo percorreranno.

Cantiere evoca l’idea del “lavoro in corso”, del costruire, ma anche del verificare l’andamento dell’opera, del disfare e ricominciare qualora sia necessario, del fidarsi gli uni degli altri perché il raggiungimento dell’obiettivo sia unico…

 Il programma per le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo 
Di cosa si tratta? Sono tre i cantieri/laboratori suggeriti: la strada e il villaggio; l’ospitalità e la casa; le diaconie e la formazione spirituale. Ognuno di esse suggerisce domande su cui riflettere e incontrarsi. L’equipe interdiocesana ha individuato per la Diocesi di Teano-Calvi il primo cantiere; per la Diocesi di Alife-Caiazzo il secondo. Le domande obbligano a sfondare il muro degli ambienti che limitano il confronto tra i soliti noti, ma a portare valori e spessore al di fuori fuori, e al contempo ad attingere da fuori in termini di creatività, metodo, dinamiche e ricchezza di altrettanti valori.

Numerose le domande che animeranno i dibattiti. Nel caso del cantiere de la strada e il villaggio: quest’anno verso quali ambienti vitali possiamo allargare il raggio del nostro ascolto, aprendo dei cantieri? Di quali linguaggi dobbiamo diventare più esperti? Come possiamo imparare una lingua diversa dall’ecclesialese?  Come comunità ecclesiale, da quali attori o gruppi sociali possiamo imparare o avere imparato qualcosa?

La riflessione sulla casa, sugli spazi di vita invece interroga sulla qualità delle relazioni: quali funzioni e impegni sono davvero necessari all’evangelizzazione e quali sono solo vòlti a conservare le strutture? Quali delle nostre strutture si potrebbero snellire per servire meglio l’annuncio del Vangelo? Che cosa chiedono gli uomini e le donne del nostro tempo, per sentirsi “a casa” nella Chiesa? Quali passi avanti siamo disposti a fare, come comunità cristiane per essere più aperte, accoglienti e capaci di curare le relazioni?

Non può esserci risposta senza un sincero e autentico passo in avanti, “in uscita”: saranno associazioni e istituzioni laiche gli interlocutori privilegiati.

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