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«Salire su un alto monte»: verso la Pasqua con cinque film per camminare e riscoprire la Storia della Salvezza

ll Settore comunicazioni sociali della Chiesa Italiana anche per Pasqua propone visioni e suggestioni per comprendere, attraverso il cinema, il mistero della salvezza divina

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Noemi Riccitelli – Una storia unica e straordinaria, quella di Gesù: una storia che ha messo in discussione l’ordinarietà dell’esistenza, senza ricorso tuttavia a doti eccentriche, ma attraverso gesti puri e semplici, definendo un nuovo modo di essere.
La storia di Gesù, nei suoi singoli episodi, a partire dalla nascita, è ricca e interessante, ma il racconto della sua Passione, quello che lo vede insieme umanissimo, nell’esperienza del tradimento, della sofferenza e che culmina, poi, nella morte sulla croce; ma anche santo, nella risurrezione e nella salvezza degli uomini, è certamente quello che ha ispirato maggiormente la produzione artistica, specialmente quella cinematografica.

Una storia di salvezza, di cammino, come sottolineato anche da Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2023: «Per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna».
E i film possono accompagnare questa metafora di cammino verso la Pasqua, poiché del resto le pellicole non sono che un percorso, un ciclo: «Azione!» è la parola chiave che sancisce l’inizio di ogni nuova scena.

Ecco che il Sussidio della Commissione nazionale valutazione film della CEI, a cura di Massimo Giraldi, Sergio Perugini, don Andrea Verdecchia ed Eliana Ariola, con il contributo dell’Associazione cattolica esercenti cinema (ACEC) a firma del presidente, don Gianluca Bernardini, e della responsabile dell’area pastorale, Arianna Prevedello, e l’introduzione di Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali (UCS), offre la possibilità di riflettere sull’incedere dei passi nel tracciato di questo tempo.

È l’obiettivo dei titoli suggeriti: Argentina, 1985 di Santiago Mitre; Living di Oliver Hermanus; Brado di Kim Rossi Stuart; La Signora Harris va a Parigi di Anthony Fabian.
Per ogni film un verbo che ricorda il movimento insieme a una sottolineatura che ne dà il tono: ascoltare umilmente (Argentina, 1985); condividere insieme (Living); seguire perseverando (Brado); attendere sperando (La Signora Harris va a Parigi).
Inoltre, accanto a queste recenti pellicole, tutte uscite nel 2022, anche la rilettura di un cult del genere musical nonché del tema religioso, sulla Passione e storia di Gesù, Jesus Christ Superstar (1973) di Norman Jewison, di cui ricorre il 50° anniversario.

ARGENTINA, 1985. Tra la fine del 1984 e l’inizio del 1985 a Buenos Aires parte il processo contro i crimini compiuti sotto la reggenza del generale Jorge Rafael Videla, con la messa in stato d’accusa dell’ex dittatore e dei vertici delle forze armate. A guidare l’accusa in tribunale il procuratore Julio Strassera (Ricardo Darín) e il suo vice Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani), che si avvalgono di un team di giovani professionisti che non si lasciano intimidire dall’entità del lavoro e dalle continue minacce. (Qui la recensione di Clarus)

LIVING. Nella Londra del 1953, Mr. Williams (Bill Nighy) è un impiegato comunale, responsabile dell’ufficio che dà corso alle pratiche per le concessioni d’uso dei beni pubblici, con una spiccata tendenza a procrastinare quelle che ritiene più complesse.
Taciturno e metodico, vedovo da anni, quando scopre di avere un cancro allo stomaco che gli lascia pochi mesi di vita, decide di provare cose nuove, piccoli piaceri ai quali non aveva mai neppure pensato e, soprattutto, cambia il suo approccio con il lavoro.
Con una tenacia e una passione per lui insospettabili, porta avanti in prima persona la richiesta di riqualificazione di un’area giochi in disuso presentata da un gruppo di madri e riesce nell’impresa: i bambini avranno il loro parco.
A far da mediatore con lo spettatore è un giovane neoassunto, Peter Wakeling (Alex Sharp) che, dal primo incontro alla stazione del treno che ogni giorno porta lui e i suoi colleghi nella City fino all’epilogo, rivela a poco a poco la personalità e il cambiamento di un uomo tranquillo, Mr. Williams, la cui unica aspirazione fin da bambino era quella di “diventare un gentleman”…

BRADO. Italia oggi, Renato (Kim Rossi Stuart) è un uomo solitario, che ha dedicato tutta la sua vita alla costruzione di un ranch dove allevare cavalli da corsa. L’attività però non va più tanto bene, e i debiti aumentano; l’uomo è anche in difficoltà per un braccio rotto. Data la situazione il figlio ventenne Tommaso (Saul Nanni) decide di aiutarlo nonostante i rapporti tra i due siano claudicanti; si prende così una pausa dal lavoro nel settore dell’edilizia e si trasferisce al ranch dal padre, dove accetta di allenare un cavallo agitato per una gara di cross-country…

LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI. Nella Londra di fine anni ‘50 Ada Harris (Lesley Manville) vive sola e si mantiene facendo la donna delle pulizie. Il marito è disperso in guerra, ma lei non si arrende e serba nel suo cuore la speranza di vederlo tornare. I soldi, però, sono pochi e la donna si arrabatta come può per sbarcare il lunario. Un giorno, in casa di una cliente, vede un bellissimo abito da sera firmato Christian Dior e se ne innamora a tal punto che, racimolando fino all’ultimo spicciolo e aiutata da un colpo di fortuna, un “segno dal cielo” come lo definisce, riesce a partire per Parigi, destinazione Maison Christian Dior.
Qui dovrà fare i conti con lo snobismo algido della direttrice dell’atelier Claudine Colbert (Isabelle Huppert) e di qualche ricca e ottusa cliente, ma il suo animo gentile, la generosità, la disponibilità verso gli altri e, naturalmente, la sua determinazione, le apriranno tutte le porte. Ada tornerà a Londra con il suo “tesoro”, ma la vita saprà sorprenderla ancora una volta…

Se i titoli proposti appartengono alla più recente stagione cinematografica, ricorrono invece i 50 anni dall’uscita di quello che si può, ormai, a tutti gli effetti, definire un classico della narrazione cristologica sul grande schermo, Jesus Christ Superstar di Norman Jewison.
Il film nasceva come trasposizione sul grande schermo del musical omonimo del 1970 firmato da Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, che – insieme e singolarmente – hanno firmato numerosi musical di successo tra i quali Evita (1978), Cats (1981, solo Lloyd Webber) e The Phantom of the Opera (1986, sempre Lloyd Webber).
Il film si concentra sugli ultimi sette giorni della vita di Gesù, sino alla morte in croce, presentando la sua figura, interpretata dall’attore e cantante Ted Neeley, in maniera fortemente umana, senza che compaiano riferimenti alla sua natura divina.
È un Messia che non compie miracoli, ma che è schiacciato dal peso della sua missione.
Inoltre, figura centrale della narrazione è proprio Giuda (uno strepitoso Carl Anderson), proposto non come traditore, bensì come “strumento provvidenziale”, chiamato a compiere un disegno divino, ad aiutare Cristo nel suo cammino verso la croce. Non c’è alcun riferimento, poi, alla figura di Maria; l’unica protagonista femminile è Maria Maddalena (Yvonne Elliman).
Jesus Christ Superstar, al suo debutto in Italia, fu fortemente criticato: pubblico e giornalisti ritenevano che un momento così delicato come la Passione non potesse incontrare riferimenti hippy, canzoni e balli coinvolgenti in vesti attillate secondo la moda del tempo.
La rappresentazione del sacro doveva essere a suo modo filologica e canonica: così, nonostante la notizia (tuttora non verificata) di un giudizio positivo da parte del pontefice del tempo, Papa Paolo VI, a seguito di una visione privata, le reazioni proseguirono tiepide.
Tuttavia, forme e linguaggi della società mutano nel corso del tempo, così cambiano le sensibilità: al cinema il genere religioso risente delle trasformazioni del tempo e negli anni ’80 i kolossal biblici sono abbandonati a favore di rappresentazioni innovative e provocatorie: sono da ricordare la commedia inglese Brian di Nazareth (1979) di Terry Jones con i Monty Python e L’ultima tentazione di Cristo (1988) di Martin Scorsese (qui una riflessione di Clarus su quest’ultimo film insieme a Don Giovanni Berti, dalla diocesi di Verona).
Così, nel corso del tempo il film ha conosciuto una riabilitazione: infatti, in anni recenti, Jesus Christ Superstar è stato proposto anche a teatro con la partecipazione dello stesso Ted Neely, tuttavia ancora oggi, non sfugge ad occhi attenti come nella programmazione televisiva ordinaria delle festività pasquali, il musical venga relegato alla seconda serata. Nonostante ciò, si può affermare che ormai si tratti di un successo planetario che molto deve soprattutto alla colonna sonora, un irresistibile e trascinante mix di note rock, funk e pop.
In più, nella trama dell’opera, si possono cogliere i prodromi di una riflessione ecologica riconducibile per certi versi alla Lettera enciclica Laudato si’ (2015), andando incontro a quella preghiera sulla salvaguardia del pianeta.

Clarus, con questo commento al sussidio, augura una serena Settimana Santa e una Pasqua di condivisione: sì, anche al cinema!

> Qui il link diretto per leggere e sfogliare il Sussidio Pastorale per la Quaresima e la Pasqua 2023 «Salire su un alto monte»

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