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La Regina Carlotta – Una storia di Bridgerton: su Netflix lo spin-off inedito e delicato di una delle serie iconiche della piattaforma

Disponibili dal 4 maggio i sei episodi che raccontano la (vera) tenera e profonda relazione della regina e re Giorgio III

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Noemi Riccitelli – Ci siamo: domani, 6 maggio, Re Carlo III sarà ufficialmente incoronato sovrano d’Inghilterra e se siamo pur sempre nel 2023, si tratterà di una cerimonia ufficiale e delicata, in grande stile, anche se più modesta rispetto a quella della compianta Elisabetta II.
Così, Netflix permette al suo pubblico di abbonati di prepararsi all’evento e immergersi nelle atmosfere splendenti della monarchia di un tempo con la nuova serie La Regina Carlotta – Una storia di Bridgerton, disponibile dal 4 maggio in piattaforma.
I frequentatori della piattaforma sanno bene che si tratta dello spin-off (ovvero una storia che si concentra su un particolare personaggio, di solito secondario, di una serie principale) dell’amatissima serie Bridgerton (qui la recensione dell’ultima stagione), che con il plauso di pubblico e critica è arrivata alla terza stagione, la cui uscita è prevista nel corso di questo anno sempre su Netflix.

La serie, come quella da cui deriva, è sempre prodotta e creata da Shonda Rhimes, e in sei episodi, come evidente dal titolo, si sofferma sul profilo della Regina Carlotta, che in Bridgerton (interpretata da Golda Rosheuvel) aveva colpito per la sua eccentricità e il suo vivido interesse per gli intrighi e le relazioni di corte, avida lettrice della scrittura di Lady Whistledown.
Se, tuttavia, Bridgerton (ispirata ai romanzi di Julia Quinn) prevede personaggi immaginari pur in un contesto reale (l’epoca Regency), La Regina Carlotta, invece, prende spunto dal personaggio realmente esistito di Sophia Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, regina di Gran Bretagna e Irlanda in quanto moglie di re Giorgio III, passato alla storia come “Il re pazzo”.

Amante della botanica, promotrice di arte e cultura, nonché sostenitrice di artisti, musicisti e compositori, tra cui Bach e Mozart, la regina Carlotta è stata protagonista delle cronache storiche anche per le sue dibattute origini: infatti, si ipotizza una sua discendenza africana a partire da una descrizione fornita dal suo medico, il barone Stockmar, in cui si legge come ella avesse «una vera faccia da mulatta».
Così, a partire da questa affermazione, lo storico Mario de Valdes y Cocom ha indagato sulla genealogia della regina: la sua teoria è che una delle possibili origini dei tratti somatici della regina Carlotta fosse la concentrazione di caratteri ereditati attraverso tre, o forse sei linee genealogiche, che risalivano a una sua antenata di nono grado, Margarita de Castro e Souza.
Quest’ultima era una nobildonna portoghese del XV secolo, che a sua volta discendeva, arrivando a sei generazioni precedenti, dal re Alfonso III del Portogallo e a una delle sue amanti, Madragana, dai tratti moreschi.
Tuttavia, questa teoria rimane vacillante e non comprovata, in quanto questi rami nell’albero genealogico della regina Carlotta appaiono talmente distanti da far ritenere che la presunta ascendenza africana sia trascurabile.

Del resto, la stessa serie, con l’ironia e l’arguzia che sono lo spirito costitutivo di Bridgerton, si apre con un manifesto programmatico incisivo, sottolineando la volontà di non aderire ad una specifica verità storica, facendo pronunciare queste parole alla voce narrante, che nella versione originale è sempre quella elegante e suadente di Julie Andrews: «Questa non è una lezione di storia, è finzione ispirata a eventi reali. Tutte le libertà che l’autrice si è concessa sono da ritenersi intenzionali».

Inghilterra, 1761. La giovane Carlotta (India Amarteifio), a 17 anni, viene scelta come futura sposa di re Giorgio III (Corey Mylchreest).
La principessa Augusta (Michelle Fairley), madre del re, accoglie con freddezza la giovane sposa, che si trasferisce nel Regno Unito dalla Germania, e nell’introdurla alla vita di corte e al suo imminente ruolo da sovrana, pretende da lei rigore e devozione nella vita matrimoniale, pur non avendo mai incontrato il suo sposo.
Carlotta, tuttavia, dal carattere deciso e indipendente, nonostante l’iniziale fatica nell’adattamento al nuovo contesto, riesce a poco a poco a fare suo l’ambiente di corte, grazie anche al supporto del personale paggio Brimsley (Sam Clemmett) e di una scaltra nobildonna, sua dama di compagnia, Lady Danbury (Arsema Thomas).

In un valzer armonioso di volti già noti e di nuovi, la regia di Tom Verica scorre fluida tra due piani narrativi principali: il passato della giovane Carlotta, con le sue vicissitudini dei primi giorni a palazzo, e il presente della regina ormai matura, il personaggio che gli spettatori hanno conosciuto in Bridgerton.
La scrittura della stessa Shonda Rhimes e di Julia Quinn con piglio brioso e acuto compone una sceneggiatura mai banale, che coinvolge e centra con efficacia temi delicati e quanto mai contemporanei.
Oltre al tema del femminile e della sua rappresentazione nella società, già fulcro dei libri di Quinn e delle due precedenti stagioni di Bridgerton, ne La Regina Carlotta spazio è dato alla questione razziale e all’integrazione, così come alla malattia mentale.
Temi che sembrano stridere con un genere leggero come quello della serie, ma che invece sono trattati con grazia, permettendo di percepirne la profondità e l’importanza.

Ciò risulta possibile grazie anche al brillante cast, i cui componenti, con interpretazioni mai sopra le righe, ma in linea con le emozioni e le situazioni narrate, permette di rendere palpabili i sentimenti e le disposizioni di ogni personaggio.
Seguendo l’ispirazione Bridgerton, la serie prevede battute di spirito, scambi vivaci e momenti di passione intensi tra le coppie coinvolte, ma le sequenze che si alternano coinvolgono con vividezza, suscitando riso e riflessione.
Inoltre, seguendo i già collaudati espedienti delle due stagioni precedenti, i costumi e le scenografie, sempre ricchi e vivaci, riempiono gli occhi, così come la colonna sonora che ripropone in toni classicheggianti brani moderni, tra cui quelli di Beyoncè.

La regina Carlotta è un prodotto sorprendente e riesce a superare la sua serie di origine, proponendo il vero valore di una relazione d’amore intima e complice, che pur nelle difficoltà, riesce a trovare equilibrio e serenità.
Non solo, la serie, trattando anche il delicato rapporto tra dovere di stato, la politica, e la vita personale, intima di chi si trova ad esserne rappresentante, è riuscita nel delineare parimenti il dissidio tra umanità e nobiltà, in cui ha fallito, per esempio, l’ultima stagione di The Crown, sempre su Netflix.
Una finzione non è mai stata così pregnante di attualità: è la visione di questo week-end.

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