Sabato e domenica il palazzo vescovile di Piedimonte Matese ha ospitato l’incontro di Pastorale vocazionale “Dammi un cuore che ascolta” aperto ai giovani delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca. Si tratta del secondo appuntamento residenziale dopo quello che si è tenuto a Sessa Aurunca nel mese di luglio dedicato al tema dei sogni. Questa nuova tappa, come la precedente e quelle successive, si inserisce in un percorso di conoscenza di se stessi e di orientamento della propria vita in sintonia con i sogni di Dio su ogni sua creatura. Come? Nel cuore è la risposta, negli esercizi di silenzio, di ascolto e nella preghiera che ogni volta sono proposti ai partecipanti: la vita personale e la storia biblica si scambiano sguardi, si rincorrono e si ritrovano: è questa la dinamica di fondo del percorso vocazionale che non va in cerca di preti o suore ma vive la responsabilità (da parte di chi ne cura l’organizzazione) di indirizzare i giovani alla felicità.
Ascoltare se stessi, ascoltare l’altro, rendersi disponibili all’ascolto di Dio che opera nella vita di ciascuno: è quello che hanno fatto i partecipanti nelle ventiquattr’ore trascorse a Piedimonte Matese. Sono giunti dalle parrocchie delle Diocesi di Teano-Calvi e di Sessa Aurunca accompagnati da alcuni educatori e dai seminaristi che seguono i gruppi parrocchiali nei cammini formativi. Accolti in Episcopio dall’Equipe interdiocesana di Pastorale Vocazionale (ne fanno parte una coppia, sacerdoti, seminaristi, una religiosa), hanno trascorso il loro tempo negli ambienti noti ai più come l’antico “Seminario diocesano”, ormai da un decennio restaurato e restituito alla fruizione e all’utilizzo pastorale. Camere con servizi, cucina, refettorio, e l’antica cappella portata a compimento dal vescovo Mons. Carlo Puoti a metà del 1800 intitolata all’Assunta e a San Sisto I, papa e patrono della Diocesi: anche gli ambienti hanno vissuto e rivissuto.
Un gioco per conoscersi, scambiarsi informazioni e testare da subito la capacità di ascolto; smartphone spenti tra l’indecisione e l’entusiasmo di provare a starne senza; poi lentamente si è fatto spazio l’essenziale vissuto attraverso il contatto con gli amici di questo week end e con la Parola di Dio. A chi pensa l’adolescente-tipo, solo capace di specchiarsi nello schermo di un telefono cellulare, l’esperienza matesina ha confermato la libertà interiore di chi, lasciandosi coinvolgere anche solo per curiosità, è stato capace di aprirsi, raccontarsi, mettendo sul banco se stesso: chi sono e cosa desidero per la mia vita, in cosa mi riscopro più abile; forse poco nell’ascolto: l’emergere di consapevolezze per poi formulare la preghiera “dammi, Signore, un cuore che ascolta”, come risposta a questo sperimentale processo di crescita. Il momento conclusivo è stato vissuto con la Celebrazione eucaristica di domenica presieduta da don Emilio Salvatore, Vicario episcopale per la Formazione. Il Vangelo della Vedova che dona “tutto quanto aveva per vivere” è stato motivo per tornare a riflettere sul dono di se stessi all’umanità, “il dono più bello e gradito al Signore”. Il pranzo per chiudere questa tappa e darsi appuntamento “alla prossima” ancor più convinti a tornare.