Si tratta di 7 esemplari a spasso sulla neve: lo conferma un video catturato da una fototrappola installata sui monti del Matese; i lupi sono tornati a popolare il versante casertano del massiccio appennino e le loro condizioni di salute – la possenza fisica ben visibile in video – attestano che c’è sufficiente selvaggina di cui nutrirsi.
A darne notizia è l’Associazione Matese Nostrum con sede a Piedimonte che affianca il Mo.G.A.E del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università Federico II nella ricerca scientifica in loco; sul sito www.matesenostrum.it oltre al suggestivo video, anche un approfondimento che chiarisce la natura e la presenza del Lupo appenninico “Canis lupus italicus” in quest’area.
“Il rilievo è stato ottenuto su un’area a mt.1500 slm, in zona boschiva e lontano da insediamenti antropici (abitazioni ed allevamenti)”, si legge nel testo, “Ciò significa che i lupi nel video, apparentemente in ottimo stato di salute e di nutrizione, anche con giovani esemplari, riescono ad alimentarsi adeguatamente cacciando esclusivamente la fauna selvatica che, di fatto, prediligono (cinghiali, caprioli, etc.). Del resto non risultano segnalazioni di recenti attacchi a fauna domestica e, quelli passati, non sempre erano riconducibili a lupi (cani ibridi, rinselvatichiti o, peggio, di proprietà ed incustoditi)”, importante considerazione che apre la riflessione sull’intero mondo faunistico che popola il Matese e al suo equilibrio che consolida la catena alimentare e celebra il ciclo della vita, anche del mondo animale. E ancor di più se i dati provengono da una lettura scientifica del caso.
Non sono mancate negli anni le polemiche e le paure degli allevatori per la propria incolumità e quella delle greggi e in qualche caso attacchi a colpi di arma da fuoco per allontanarne il pericolo, non senza ferire a morte esemplari di passaggio o spinti da istinto predatorio. Nel caso matesino, la natura ha fatto il suo corso e ristabilito l’equilibrio atteso, come confermano gli esperti di Matese Nostrum: le buoni condizioni di salute degli animali ripresi in video fa riflettere sulla famelicità del lupo appeninico ma anche sulle abitudini a vivere in equilibrio con aree antropizzate senza intaccarne la sicurezza. “La presenza di abbondante fauna predata (erbivori e onnivori) – si legge ancora – è l’elemento che tiene in equilibrio il sistema della piramide alimentare. L’uomo e la sua fauna domestica (ovini, bovini e cavalli-puledri) restano al margine dell’interesse del lupo: da una recente stima sono marginalmente il 2% della sua dieta”. Da qui l’invito a considerarsi (gli uomini) non gli unici abitanti dei territori, ad essere prudenti nella custodia di pecore, mucche, vitelli, cavalli e puledri, e far sì che la fauna selvatica viva perché il lupo trovi la sua “naturale” preda evitando di accedere in prossimità di case e stalle, che di fatto rappresentano per l’animale selvatico solo un tentativo di sopravvivenza e un pericolo per se stesso.
“Area Protetta”, spiega Matese Nostrum che da tempo contribuisce allo studio del territorio e a diffondere adeguate conoscenze scientifiche sulla sua natura, è “riuscire a mantenere il giusto equilibrio dove tutti gli abitanti di un territorio, uomo, fauna domestica e selvatica, potranno convivere adeguatamente, col minimo disagio per tutti”.