Il Giubileo del mondo della comunicazione, la festa di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti… tutto negli stessi giorni a Roma dove fino a domenica vivremo una serie di momenti di formazione e di preghiera.
Clarus partecipa a questa esperienza universale, di grande respiro, in cui la globalità dell’evento non tradisce la missione di ogni comunicatore: avere cura delle persone, delle notizie di cui l’umanità si rende protagonista, della verità da raccontare, della prossimità da esercitare. Ci sono decine di giornalisti, ognuno con la propria esperienza: piccole o grandi realtà geografiche ed ecclesiali che vivono il comune impegno dell’informazione.
La Chiesa Cattolica Italiana per l’iniziativa dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali, concentra la sua proposta di questi giorni nel convegno dal titolo “2025: A.I. confini della comunicazione” giocando sulle lettere che richiamano in breve il concetto di “Intelligenza Artificiale” che coinvolge tutti, incluso il mondo della comunicazione con preziosi vantaggi, ma anche delicati rischi: nel primo caso la possibilità di potenziare gli strumenti di lavoro, di consentire a molti più utenti di essere raggiunti…, nel secondo caso con il rischio di perdere di vista il valore della creatività e della credibilità, della tutela dello stesso lavoro giornalistico di perdere l’identità che solo l’intelligenza “naturale” dell’uomo può garantire. Partecipiamo con l’interesse immutato di sempre, con l’urgenza di portare a casa idee e competenze nuove e una più raffinata sensibilità all’ascolto, nostro dovere primario. Come per altre esperienze simili, le testate cattoliche e gli uffici per le Comunicazioni sociali della Campania condividono questo momento formativo come ulteriore esperienza di fraternità e di confronto, ancor di più se alla base ci sono già esperienze di condivisione come avviene nel nostro caso di Alife-Caiazzo con le Diocesi di Teano-Calvi e di Sessa Aurunca.
Esperti di comunicazione del mondo ecclesiale, di quello universitario, del mondo laico portano il comune contributo: non abdicare alle macchine, essere presenti al proprio lavoro amando i destinatari di questo lavoro. Tra gli interventi si alternando dati statistici, ricerche, doveri, riflessioni sugli strumenti a disposizione, sugli usi e consumi degli utenti dell’informazione (passando dai siti ai social, ormai lo spazio maggiormente abitato e vissuto rispetto alla carta stampata); su tutto emergono valori e missioni che più di altri rispondono alla responsabilità dei comunicatori e ancor di più se il lavoro nasce in ambiente cattolico: le comunità avranno sempre bisogno del giornale diocesano – dicono gli esperti – che guarda le storie, che vive la prossimità, anche nel tempo dell’intelligenza artificiale. È questa la frontiera della comunicazione su cui vivere la missione a cui si è chiamati.
Al contempo esercitare la “curiosità” per vivere l’esperienza dell’Ai con serena ma urgente partecipazione. E ancora “vivere la relazione attraverso i social, lì dove vive la cerchia primaria delle mie conoscenze, e così facendo offrire opportunità di sapere, di saggezza, di crescita”.
“Ascolto, comunità, felicità, partecipazione, senso, relazione, speranza” le parole consegnate questa mattina all’assemblea dei partecipanti.
L’esperienza romana continua con momenti di condivisione multilingue accanto ai colleghi prevenenti da ogni parte del mondo: a partire da questo pomeriggio con la Liturgia penitenziale in San Giovanni in Laterano; il pellegrinaggio a San Pietro e il passaggio a Porta Santa; il confronto con il card. Matteo Zuppi in Santa Maria in Trastevere; la messa con Papa Francesco domenica 26 gennaio in occasione della Domenica della Parola di Dio.