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La Chiesa che tende la mano e non lascia indietro nessuno. Al carcere di Nisida la reliquia del Beato Carlo Acutis e un dono per i giovani ospiti

Come l'8xmille alla Chiesa Cattolica arriva nelle zone d'ombra della società. Nella festa di San Giovanni Bosco momento di preghiera e di festa per gli 80 giovani detenuti sul piccolo isolotto di Napoli

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Foto di Enzo Abramo da Pixabay

La Chiesa torna a tendere la mano, ad abbracciare, a ricordare – nell’Anno del Giubileo – che Dio non lascia indietro nessuno; e lo fa servendosi di uomini e donne in cammino fino nei posti più in ombra. È successo il 31 gennaio presso l’Istituto penale minorile di Nisida (NA) guidato dal direttore Gianluca Guida, dove 80 ragazzi ospiti della struttura hanno ricevuto in visita della reliquia del Beato Carlo Acutis che Papa Francesco canonizzerà il prossimo 27 aprile in occasione del Giubileo degli adolescenti.

A portare l’iniziativa in carcere, unitamente ad alcuni doni consegnati ai ragazzi, è stato il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica della Cei (Sovvenire) nella persona del Responsabile nazionale Massimo Monzio Compagnoni, dell’Assistente spirituale don Enrico Garbuio, della referente per i progetti nel territorio Letizia Franchellucci. Con loro anche i referenti del Centro Culturale San Paolo e del Festival della Vita in programma nella medesima circostanza sia con una testimonianza a Nisida sia con un Gran Galà a Caserta: don Ampelio Crema e Pietro Matrisciano.

Sull’isolotto che accoglie il carcere, (nel quartiere Bagnoli della città di Napoli) baciato dal sole, lambito dal mare, c’è fame di speranza, di ascolto, di prossimità: sono tutte esigenze che la Chiesa oggi prova ad accogliere, a carezzare facendosi voce, oltre quelle mura, di chi chiede amore. «In questa giornata, il mio pensiero non poteva che andare a san Giovanni Bosco che ha tanto avuto a cuore l’educazione dei giovani”, spiega don Enrico Garbuio, che insieme a Monzio Compagnoni percorre l’Italia visitando luoghi e persone che ogni giorno rinascono grazie al sostegno economico della Chiesa. “Mi è venuto in mente l’episodio in cui, desiderando fare una passeggiata con dei giovani detenuti, don Bosco si rivolse al ministro Rattazzi per ottenere il permesso di poterli accompagnare in giro senza la presenza di guardie. Lo ottenne e i ragazzi si comportarono bene. Quando gli fu chiesto come fosse riuscito nell’impresa, rispose: ‘Perché noi parliamo a questi ragazzi con parole che vengono da Dio’. Ecco, questo è il bene che la Chiesa fa all’interno delle carceri, parlando di Dio, attraverso cappellani e laici, per dare nuove ali a questi ragazzi. Ecco perché è importante contribuire con l’8xmille al sostegno di quanti provano, nelle carceri, a far riaffiorare i sogni dei ragazzi accompagnandoli in un cammino di conversione per nuove pagine di vita e vangelo».

Il sacerdote chiama in causa cappellani, laici… e il pensiero va a quanti coraggiosamente entrano tra queste ed altre mura con l’impegno di offrire, a chi sta dentro, una seconda possibilità attraverso due strade, quella della relazione e dell’impegno che restituiscono dignità. La Chiesa Cattolica Italiana lavora da sempre perché nessuno resti in ombra, ma il sole di fuori possa filtrare le pareti delle umide celle (e Nisida ne è piena di umidità) e portare uno spiraglio ai detenuti e alle loro famiglie: sono 240 i cappellani delle carceri italiane e con essi decine di volontari, molti provenienti dalle Caritas diocesane. Nel 2023 sono stati 110 i progetti e le iniziativa a beneficio di detenuti e famiglie finanziati con fondi 8xmille destinati alle Diocesi per un totale di 2,5milioni di euro. Tra le attività di utilità sociale, la Chiesa Italiana ha coinvolto i detenuti di 35 carceri italiani per la ricostruzione post terremoto in Abruzzo. La scorsa estate sono stati donati centinaia di ventilatori destinati alle celle e ad altri ambienti comuni che fanno una somma di 2200 in totale (fonte Sovvenire dicembre 2024).

Tra i nomi di chi ha scelto di esserci, e in questo caso a Nisida, vi è quello di don Fabio De Luca cappellano per i giovani qui detenuti: «La presenza di due sacerdoti e di un gruppo Scout è presenza gioiosa per proporre un’umanità piena e per farli percepire in modo diverso, non brutti e senza speranza come si percepiscono. È una presenza preziosa la nostra, in particolare di noi sacerdoti, non sostituibile perché abbiamo la possibilità di stabilire una relazione libera. E la nostra presenza è possibile grazie al sostegno dell’8xmille».

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