
Torniamo ad Alife sullo scavo di Piazza Vescovado che in un paio di mesi fa ha portato alla luce un pezzo di storia antica. Resti umani risalenti al XII secolo, poi più a fondo una porzione di muro e ulteriori resti ossei, ceramiche, marmi e suppellettili che giungono fino alla Roma più antica: preziosi elementi raccolti dagli archeologi e sottoposti ad accurati esami scientifici in attesa di scrivere una nuova pagina di storia locale. In autunno i lavori destinati al potenziamento della rete elettrica pubblica eseguiti da Enel-CEBAT, seguiti dalla Soprintendenza per ragioni di tutela, hanno sorpreso, ma solo in parte, la comunità locale, ben cosciente delle tracce archeologiche che custodisce il sottosuolo; non serve andare in profondità per sentir parlare la storia romana o cogliere i segni di vita del più recente periodo normanno come dimostrato dai lavori. Prima di decidere per la chiusura dello scavo principale, archiviando purtroppo la possibilità di ulteriori ed approfondite ricerche scientifiche, gli scavi e i saggi hanno interessato anche il tratto stradale verso Porta Roma (direzione nord) da cui è nuovamente emersa la già nota strada romana di accesso alla città che Clarus mostra attraverso alcuni scatti risalenti agli scavi di pochi decenni fa.
Quali nuovi elementi sono a disposizione per scrivere la storia di Alife? È possibile che pagine ormai note e consolidate nella tradizione collettiva possano essere messe in discussione? Ci sarà un evento a cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio delle Province di Benevento e Caserta in cui se ne parlerà, nel frattempo la parola nuovamente al funzionario dell’Ente statale dott. Domenico Ferraro.
Quali altre novità ha prodotto lo scavo rispetto ai ritrovamenti già citati?
L’indagine archeologica ha consentito di ampliare le conoscenze storiche su piazza Vescovado. Il nuovo tratto rinvenuto del cimitero medievale potrebbe essere inquadrato in continuità con la porzione emersa negli anni passati, situata in un altro settore del largo. La scoperta delle strutture tardo antiche arricchisce i dati sui ritrovamenti già noti e offre ulteriori e preziose informazioni per una comprensione più approfondita del sito.
I risultati raggiunti erano prevedibili o come archeologi vi siete trovati di fronte ad un “nuovo” inaspettato?
Ogni scavo offre inevitabilmente nuove chiavi di lettura del passato. In questo caso, l’approfondimento ha offerto una preziosa scansione cronologica della storia di questo settore di Alife. Il sepolcreto medievale, che sarà oggetto di studio da parte dell’antropologa dott.ssa Barbara Albanese, ci permetterà di acquisire informazioni più dettagliate sullo stile di vita degli abitanti in quel determinato periodo. Le evidenze della fase romana tardoantica, purtroppo, sono state rinvenute in uno stato di conservazione molto compromesso, ma sarà comunque possibile ricavare elementi nuovi e utili, anche riguardo al terremoto che una fonte diretta, un’iscrizione, aveva collocato temporalmente già nel 346 d.C.
In che modo le scoperte di Alife (seppur circoscritte ad una ristretta area di scavo) integrano il sapere e la conoscenza storica sul luogo?
Pur limitate a specifiche aree di scavo, sono cruciali per integrare e arricchire le nozioni epocali in nostro possesso; d’altronde ciò accade in ogni contesto analogo. Ogni scoperta può rivelare dettagli significativi che contribuiscono a comprendere meglio, ad esempio, la vita quotidiana, le pratiche sociali, religiose o economiche.
In che modo si procederà con l’analisi dei dati/reperti raccolti?
Ci si atterrà ad un processo metodologico rigoroso e dettagliato. Inizialmente i reperti verranno sottoposti ad un’accurata pulizia, poi saranno catalogati, documentati e fotografati. Qualora fosse necessario, verranno approntate rappresentazioni specifiche di ogni frammento. Successivamente, gli esperti procederanno alla classificazione dei materiali, suddividendoli in base alla tipologia (ad esempio ceramiche, frammenti metallici, ossa, marmi, eccetera) e definendo la loro collocazione cronologica. Una fase fondamentale sarà la lettura contestuale dei dati, che si avvarrà delle informazioni stratigrafiche. Con tutti questi risultati saranno predisposti report scientifici, dai quali affioreranno dettagli archeologici aggiuntivi sul sito, che permetteranno di approfondire la sua evoluzione nel tempo.
Localmente, la società locale, in che modo può promuovere, tutelare, divulgare, sensibilizzare rispetto al patrimonio locale?
La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e di Benevento ha sicuramente un ruolo fondamentale nella tutela e nella conservazione del patrimonio culturale, ma i primi veri custodi sono proprio i cittadini. E’ essenziale comprendere che, oltre a salvaguardare i reperti mobili, i manufatti o i siti, va protetta in primis la nostra identità e la nostra memoria. Preservare il passato significa proteggere il futuro, che è appannaggio delle nuove generazioni.
A quando un aggiornamento sui risultati definitivi?
Il Soprintendente Mariano Nuzzo è molto sensibile alla condivisione e alla restituzione alla collettività dei risultati raggiunti con le operazioni di scavo, anche mediante occasioni di confronto. Stiamo valutando tempi e modalità, ma posso anticipare che non dovrete attendere tantissimo.
Lo scavo verrà concluso oppure chiuso?
Lo scavo è concluso: sono state portate alla luce le strutture tardoantiche e oltre non si può procedere. A breve cominceranno le operazioni di ripristino dell’area, garantendo al contempo la protezione e la conservazione delle evidenze scoperte.
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