Il settore Catechesi ed Evangelizzazione delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca punta alla formazione di catechisti, educatori e operatori pastorali e soprattutto alla condivisione delle esperienze che ciascuna delle tre Chiese dell’alto casertano porta con sé; l’unione in persona episcopi raccoglie infatti – per volontà del Vescovo Giacomo Cirulli – carismi ed esperienze. In questa prima e nuova fase di cammino condiviso il Settore ha individuato in Mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale e sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, la figura da cui ricevere la rotta e gli strumenti per orientarsi; alla sua presenza costante sul territorio si è integrato un approfondimento biblico a cura del gesuita Jean Lois Ska (leggi l’articolo). In che direzione cammina la programmazione catechetica, e con quali attenzioni, lo abbiamo chiesto a don Roberto Palazzo, sacerdote del clero di Sessa Aurunca, vicario episcopale del Settore delle tre diocesi altocasertane.
Società e Chiesa: il Covid ha diviso il tempo tra un prima e un dopo. Quale esigenza educativa come Chiesa cogliamo in questo nuovo tempo?
L’urgenza di ricostruire i legami e conferire agli elementi relazionali un nuovo primato affinché attraverso la rigenerazione della comunità si possa poi reimpostare l’annuncio… Quindi partiamo dalla attenta osservazione di cosa siano divenuti dopo che il Covid ha diradato le nostre relazioni verso un forte individualismo, sia nelle piccole che grandi realtà sociali, nelle città e nei nostri piccoli paesi. Puntiamo a riprenderci il valore della relazione e a lavorare su di esso.
Nuovi e più grandi responsabilità per le figure di catechisti ed educatori chiamati a questa cura di cui necessitano le nostre comunità cristiane. Quale esigenza esprimono i tanti che state incontrando nel percorso formativo interdiocesano?
Si avverte forte il rilancio, direi fondativo della figura del catechista, non più soltanto come colui o colei che si preoccupa del bambino, del ragazzo o dell’adolescente, ma nella logica già citata di un sistema di nuove relazioni, come persona matura e pronta a reinventare se stessa aprendosi ad un percorso di cura per gli adulti, per le famiglie. Uno degli intenti di rinnovamento in atto nel nostro ambito formativo, vorrebbe essere l’inserimento dei nuclei familiari nell’avventura della catechesi. Questo sguardo globale e particolare su ciascuno potrebbe aiutare ogni membro della comunità a riconoscersi in un ruolo, ad identificarsi come parte dell’unica famiglia in cammino.
Quindi non soltanto aggiornamento di linguaggio e tecniche nel percorso formativo attivato per i catechisti, ma aggiornamento delle categorie destinatarie del messaggio… Da parroco e da Vicario episcopale di settore, quale prospettiva intravedi?
Dalle suggestioni che ci vengono da Papa Francesco e dall’enciclica Evangelii Gaudium sui temi specifici dell’evangelizzazione e dell’annuncio della fede cristiana, immagino un tipo di formazione modulare che vede insieme animatori biblici, catechisti, figure pastorali impegnati nella formazione, pronte a riscrivere il loro impegno in base alla molteplicità di vite e di storie che compongono le nostre comunità; pensare cioè percorsi formativi che tengano conto di credenti più robusti, di coloro che vivono nel dubbio, dei giovani distanti, di giovani simpatizzanti o di quelli con un cammino di fede più maturo e consapevole. Non possiamo prevedere l’annuncio pensando di avere di fronte comunità che conoscono il Vangelo o che l’abbiano seriamente incontrato, ma è urgente misurare la nostra capacità missionaria di fronte a nuovi contesti – e torno su quello giovanile – che il teologo Armando Matteo definisce la ‘prima generazione incredula’, quella di coloro che non hanno più neanche la decodificazione degli elementi della fede. Interventi mirati non per differenziare ma per dedicare attenzione alle storie di ciascuno.
Quindi catechisti in cammino e in formazione ancor prima delle comunità cristiane…
Il ruolo che sono chiamati ad assumere, non secondario nella vita cristiana e per l’annuncio della fede, non ci permette di giocare al ribasso con questa figura; e il fatto che Papa Francesco abbia deciso di istituire il ministero del catechista ci conferma il valore di tali presenze per la vita della Chiesa. Pertanto l’obiettivo che ci siamo dati, in sintonia con le indicazioni del nostro Vescovo Mons. Giacomo Cirulli, è quello della formazione permanente ed integrale in cui si incontrano preparazione culturale, maturità di fede e affettiva, testimonianza di vita cristiana autenticamente percepita, disponibilità a crescere…
Tre Diocesi in comunione. Che esperienza si sta rivelando?
Abbiamo iniziato da un anno a condividere la programmazione del settore catechistico; nella diversità di esperienze e di tradizioni si innesta, non senza normali difficoltà, un profondo spirito di mutualità e accoglienza reciproca delle storie che ognuna delle tre Diocesi porta con sé. Stare insieme ed incontrarsi, sia tra i Direttori degli UCD sia tra i catechisti coinvolti nella formazione, sta facilitando il confronto e l’incoraggiamento reciproco.