Noemi Riccitelli – Mentre il cinema italiano piange una delle sue più note e apprezzate protagoniste, l’attrice Eleonora Giorgi, mancata questa mattina dopo una lunga malattia, Hollywood chiude anche per quest’anno il celebre appuntamento con i suoi protagonisti, dalle maestranze agli interpreti.
Infatti, domenica 2 marzo si è svolta la 97esima edizione della cerimonia degli Academy Awards, la famigerata “statuetta”, gli scintillanti Oscar, tra glamour e talento.
Un’edizione segnata, fin dall’annuncio delle nomination, dalle polemiche e dallo stupore: in primis, per le scelte dell’Academy stessa, con l’assenza di titoli notevoli che hanno segnato la stagione cinematografica (Challengers e Queer di Luca Guadagnino, tra gli altri) e per quella che ormai sembra essere la più consueta tendenza al politically correct.
“Lunga vita al cinema indipendente!”, così il regista statunitense Sean Baker, la cui vittoria ha sorpreso tutti, guadagnando i premi più prestigiosi: infatti, al suo Anora, già Palma d’oro al Festival di Cannes, vanno il titolo di Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio, Miglior Sceneggiatura originale e anche il riconoscimento per la Miglior attrice protagonista, la giovane Mikey Madison, la quale ha battuto in corsa la favorita e veterana del grande schermo Demi Moore, candidata per The Substance di Coralie Fargeat.
Spicca, invece, tra le pellicole internazionali, Io sono ancora qui di Walter Salles, a cui va l’Oscar per la suddetta categoria: il regista brasiliano ha raccontato la tragica storia vera dei desaparecidos del suo Paese, attraverso la vicenda di Eunice Paiva, interpretata dall’attrice Fernanda Torres, tra le candidate come Miglior attrice protagonista.
Per l’animazione, invece, è Flow – Un mondo da salvare (Straume), con la regia di Gints Zilbalodis ad avere la meglio persino su Disney-Pixar con Inside Out 2: è la prima volta per una pellicola di origine lettone.
Tra gli altri riconoscimenti, la miglior interpretazione maschile è andata a Adrien Brody, protagonista in The Brutalist di Brady Corbet, scalzando, così, l’altro favorito: il giovane, ma ormai ben “rodato” collega Timothée Chalamet, candidato per il suo ruolo di Bob Dylan in A complete Unknown, regia di James Mangold.
Primo premio Oscar, invece, per Kieran Culkin come attore non protagonista per A Real Pain di Jesse Eisenberg, invece, la Miglior attrice non protagonista è stata Zoe Saldaña per il suo ruolo in Emilia Pérez, pellicola tanto amata, quanto discussa.
Infatti, il film di Jacques Audiard, in lizza nella categoria Miglior Film, favoritissimo, acclamato, ha subito una brusca battuta d’arresto nel corso della sua promozione, a seguito delle polemiche scoppiate dopo la scoperta di alcune battute razziste condivise su una piattaforma social dalla protagonista, l’attrice Karla Sofía Gascón.
Al netto dei premi, un’edizione in ogni caso anomala, fiacca, non brillante: il conduttore della serata, il comico Conan O’Brien, non si è distinto per particolare brio e smalto, e tra i momenti più o meno salienti della cerimonia c’è stato l’omaggio ai Vigili del Fuoco di Los Angeles, un dovuto ringraziamento a seguito dei devastanti incendi che hanno colpito la zona;
l’accorato appello alla pace, alla fine delle violenze da parte del collettivo israelo-palestinese formato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor ed Hamdan Ballal autori di No Other Land, cui è andato l’Oscar per il Miglior documentario.
Da un punto di vista più propriamente artistico, si segnala il tributo a 007, dopo l’addio degli storici produttori Barbara Broccoli e Michael G. Wlson, che hanno ceduto ad Amazon MGM Studios i diritti del franchise.
È stata l’attrice Margaret Qualley a cimentarsi in una coreografia sulle note del celebre tema musicale di James Bond, mentre Lisa delle Blackpink, Doja Cat e Raye hanno interpretato, rispettivamente, Live and Let Die, Diamonds Are Forever e Skyfall, indimenticabili colonne sonore dei film della spia più famosa.
E l’Italia? Dopo la delusione per l’esclusione dalla corsa per il Miglior Film Internazionale di Vermiglio di Maura Delpero, a rappresentare il Bel Paese c’erano Isabella Rossellini, candidata come Miglior attrice non protagonista per Conclave di Robert Harris, cui è andato il premio per la Miglior Sceneggiatura non originale, e l’attrice Alba Rohrwacher, tra le presentatrici dei premi.
Tra l’altro, Rossellini si è distinta nel corso della serata per aver indossato uno splendido vestito di velluto blu, un affettuoso omaggio al regista David Lynch.