Noemi Riccitelli – Guanciale e salsa di soia, kung-fu e ceffoni, Cina e Italia: il regista Gabriele Mainetti, dopo i successi di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) e Freaks Out (2021), torna al cinema con il suo terzo lungometraggio, La città proibita, portando Roma lungo la via della seta in un inedito e avvincente action movie, che non manca di sorprendere per una delicata tenerezza e una sottile, quanto affilata denuncia sociale.
In sala dal 13 marzo, il film si avvale di un ben amalgamato cast, tra storici volti e nuovi profili: Sabrina Ferilli, Marco Giallini, Nicola Zingaretti, Enrico Borello, Yaxi Liu e Chunyu Shanshan.
A Roma, nel quartiere Esquilino, Marcello (Enrico Borello) è il cuoco del ristorante di famiglia, gestito con non poche difficoltà dalla madre Lorena (Sabrina Ferilli) e dal padre Alfredo (Nicola Zingaretti), ora scomparso.
A sostenerli lo storico amico di famiglia Annibale (Marco Giallini), a capo di loschi giri nel quartiere, in aperto contrasto con il gestore di un altro ristorante, il cinese “La città proibita”, il signor Wang (Chunyu Shanshan).
In città, tuttavia, arriva anche Mei (Yaxi Liu), alla ricerca della sorella, anch’ella scomparsa.
Oltre il pastiche: un’opera che, sebbene segua registri e linguaggi già esplorati, riesce a conservare un’ispirazione propria originale.
Gabriele Mainetti conferma la sua creatività e brillante estro nel panorama del cinema italiano, riuscendo a realizzare un film dai contorni nuovi, in cui l’Italia diventa splendido orizzonte per il racconto di storie uniche, tra ben radicata realtà e stupefacente immaginario.
Infatti, la sceneggiatura della Città Proibita, curata dalla stesso Mainetti, Stefano Bises e Davide Serino, si muove nella narrazione di una Capitale contemporanea, quella multietnica del quartiere Esquilino, non mancando di sottolineare i sordidi meccanismi di profitto subiti dai numerosi cittadini delle più diverse provenienze, e con essa un più puro, “fantastico” racconto che coinvolge lo spettatore in un’adrenalinica visione.
A muoversi in questo doppio intreccio un gruppo di attori che sa fondere una genuina ironia e un’intensa interpretazione: emerge la protagonista Yaxi Liu, non attrice professionista ma una vera e propria marzialista, esperta di arti marziali, che si libra in aria con precisa e leggiadra sinuosità, regalando allo spettatore scene di azione inebrianti.
Inoltre, nel film si evince una forte identità femminile che si rende esplicita proprio nella vicenda delle due protagoniste, Mei e Lorena, ma forse la stessa Roma, che alla fine trovano la loro dimensione, affrancandosi da un passato controverso, e scoprendo nuove possibilità.
La città proibita è una visione imperdibile, un’intuizione vincente, un cinema italiano ambizioso che parla al presente e guarda già al futuro.