Una benedizione serve “a richiamare l’amore di Dio e ad accrescere la fiducia nella beata Vergine Maria e nei Santi”, lo spiega il Rituale Romano, una raccolta di disposizioni e norme della Chiesa Cattolica sui riti a cui comunemente o straordinariamente assistiamo o partecipiamo: un battesimo, un matrimonio, la benedizione di un oggetto, di un ambiente, della statua di un santo… Quest’ultimo è il caso della benedizione che ieri è stata fatta dell’immagine del beato Carlo Acutis presente nel piazzale adiacente il Santuario della Madonna della Grazia ad Alife, la piccola chiesa sulla via Francigena, fuori le mura cittadine che custodisce anche una reliquia di primo grado del giovane morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante e che verrà proclamato santo il prossimo 27 aprile. C’era già un’immagine in maioliche purtroppo distrutta dalla vivacità di chi ha tirato un calcio al pallone nella direzione sbagliata; per l’impegno del Comitato festeggiamenti della Madonna della Grazia e del Gruppo Scout Piedimonte Matese 1 la raffigurazione è stata ricreata, ricollocata e nuovamente benedetta domenica 23 marzo al termine della messa festiva da don Emilio Di Muccio, rettore del Santuario.
Un lavoro dipinto a mano, dato dalla composizione di più mattonelle, riproduce il volto giovane di Carlo Acutis; è poggiato su una grande pietra, elemento naturale che richiama il territorio e la bellezza dei luoghi, è rivolto al piazzale e a quanti vi accedono; con la benedizione ricevuta è ormai altra cosa rispetto ad un qualunque oggetto perché esso ora ricorda ai chi passa e a chi sosta che quel manufatto, benedetto, è richiamo alle cose di Dio, suggerisce uno stile di vita che è quello del Vangelo, richiama alla memoria e nelle preghiere la vita del giovane Carlo Acutis, testimone felice di Cristo e invita a fare altrettanto.
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Alife, Madonna della Grazia. Benedetta la nuova immagine del beato Carlo Acutis
Un dipinto su maioliche che non è più soltanto un oggetto, ma richiamo alle cose di Dio per chi passa, per chi sosta in preghiera. Ricollocato dopo la distruzione della precedente effige