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Alife, fuori il nuovo singolo. Si chiama 8:18, un brano che accende una luce, che invita alla speranza

L'artista che ha scelto di darsi il nome alla città in cui vive in provincia di Caserta lavora ad un progetto di quattro singoli dedicati alla sua terra d'origine. il fotografo Vittorio Cioffi cura il progetto artistico

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C’è una luce che rischiara il buio, una carezza che addolcisce le ferite. Per tutti si apre una strada nuova…
Lo scrive e lo canta Alife, artista campano che ha scelto il nome della sua città d’origine (Alife) per raccontare in musica e parole un universo di valori, di sentimenti, storie messaggi forti e autobiografici mentre lo sfondo rimane lo stesso: il luogo di nascita, un paese di provincia tra luci ed ombre in cui spicca il colore forte dell’amicizia, della famiglia, della fede: tinte che rianimano dal dolore o dalla monotona routine della vita di paese; e l’infanzia non è una nostalgia ma un contenitore di valori pronto all’uso. È uscito venerdì 28 marzo il suo ultimo brano dal titolo 8:18 ed è disponibile su Sptotfy, AppleMusic e YouTube.
Non è una data, non un orario, ma un rigo esatto nella Lettera di San Paolo ai Romani che si trasforma nel messaggio principale del brano: “il male che ora vivi non lo puoi comparare alla gioia che deve arrivare”. Il suo è un inno alla speranza, una spinta che scuote le spalle di chi si arrende troppo presto, di chi si lascia andare di fronte a “certe mura (…) difficili da abbattere” o perché non si è nati da padri avvocati; nel sacrificio e nella dedizione per lo studio la strada per la propria realizzazione: temi trasversali che provocano le corde di tutti, di ogni età. Fino a toccare quello del dramma maggiore, che pesa come macigno sulle piccole comunità dagli intensi legami amicali e parentali: è la morte dei più giovani a cui Alife non si arrende ma reagisce e trova una strada alternativa alle ombre che rischiano di coprire chiunque alla sua giovane età: Ho visto troppi amici andarsene/sarà ciò che ha modellato il mio carattere”. Ascolta il brano.

8:18 è il primo singolo di quattro pubblicazioni di genere urban gospel: un nuovo progetto ed una nuova sperimentazione per Alife che pur venendo dal rap decide di integrare il suo percorso con nuove armonie, un cantato che sorprende il suo pubblico abituato fino ad ora al ritmo incalzante del genere con cui ha già pubblicato. Come lui stesso conferma, il brano e quelli che verranno, risente dell’influenza musicale dello statunitense Kanye West, rapper di fama mondiale, produttore e stilista che lo ispira nelle scelte musicali e il cui genere – l’urban gospel appunto – è da tempo colonna sonora della vita di Alife, in particolare quel The College Dropout pubblicato nel 2004, ora assunto come reference del progetto in corso. “Ho scelto un pop di ispirazione gospel per le sue caratteristiche di canto religioso: la fede è un’esperienza che vivo da sempre in famiglia, nella mia vita quotidiana, mi lega per le tradizioni alla comunità di appartenenza, fa parte del mio vissuto come ho sempre manifestato. Mi fa piacere usare la musica come strumento di condivisione di quello che vivo e in questo caso di un messaggio di speranza tratto dalla Bibbia”. Ascolta il brano.

8:18, la copertina. Foto di Vittorio Cioffi

Un cambio di passo nel suo percorso musicale “che non dovrà significare per forza e unicamente gospel” spiega Alife, “ma un indirizzo più maturo e aggiornato del mio cammino musicale”. Non solo autore di testi e musica, ma anche produttore, in questo caso di se stesso, e ormai da tempo anche di numerosi giovani artisti che hanno bussato al suo studio di registrazione per lavorare alle loro creazioni prima di affrontare l’universo digitale in cui spazia la musica.

Per il suo 8:18 e i successivi singoli Alife è accompagnato nel suo percorso dall’etichetta Smilax (con cui ha già collaborato nel 2019)  e distribuito da ADA Music, divisione indipendente della Warner Music Group. Il progetto artistico invece è nelle mani del fotografo, anche lui campano, di Pignataro Maggiore, Vittorio Cioffi autore della copertina dell’album Dio Lo Sa di Geolier. C’è l’intesa tra i due, la sintonia non solo artistica ma anche emotiva sui temi che Alife porta nelle canzoni; entrambi condividono la passione per la propria terra, la piccola provincia in cui d’estate o d’inverno sbocciano germogli e frutti e “ti senti sempre a casa”, ricorda l’artista. Quella casa che egli identifica con i luoghi della quotidianità come la Cattedrale normanna di Alife (il nome adesso è quello della città) che vede a pochi metri dalla terrazza del suo studio di registrazione e in cui ha scelto di farsi scattare la foto per la copertina del singolo. Tra le mura della chiesa, con le luci del mattino, Cioffi ha trovato uno degli ambienti in cui esprime la sua straordinaria padronanza con il bianco e nero amplificando la profondità della scena e dei contenuti. L’antico organo a canne del 1700 su cui poggia il cantante non è solo coreografia ma sintesi dei contenuti artistici e spirituali contenuti in 8:18. La musica, in questo caso, anche un antico strumento, si consacra veicolo di potente messaggio, “ho voluto dedicare particolare attenzione alle parole, perché si comprendano, perché abbiano un peso e tornino protagoniste nelle canzoni purtroppo – e il mercato lo dimostra – non più riconoscibili come vere e proprie opere d’arte ma solo prodotti da distribuire”. Ascolta il brano.

Un nuovo singolo in aprile, ancora una volta in sinergia con Vittorio Cioffi; lavoro nuovamente dedicato al territorio, ai luoghi in cui tutti possano identificarsi, contenitori di sogni e di dolore, di esperienze e di illusioni, di legami rotti o ritrovati, ma la sintesi e l’invito a camminare fiduciosi, con speranza, tornerà a farla lui, l’artista Alife, con musica e parole.

 

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