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Memoria di San Sisto I patrono di Alife, il Papa delle “novità” liturgiche. In Cattedrale la presentazione del nuovo Comitato

Patrono di Alife e della Diocesi di Alife-Caiazzo, introdusse la recita del "Santo" durante la messa. Il nuovo Comitato festeggiamenti, da poco costituito, lavora alla festa solenne, religiosa e vicile, in programma ad agosto

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Alife 10 agosto 2022, Cappella fuori le Mura. Il Vescovo Giacomo Cirulli incensa la statua di San Sisto I dopo la celebrazione solenne in Cattedrale

Ricorre il 3 aprile la memoria liturgia di San Sisto I, il sesto papa dopo Pietro; eletto intorno al 115, visse la primissima Chiesa lasciandole un segno che ancora oggi è parte della sua vita liturgia. È Sisto, infatti a decidere che durante la consacrazione nessuno al di fuori dei ministri di culto possa toccare il sacro calice e la patena; introdice la recita del Sanctus dopo il Prefazio e in forma congiunta tra il sacerdote e l’assemblea, come pure potrebbe essere sua la formula finale “Ite missa est” anche se questo non è storicamente accertato. La sua morte risale intorno al 125, probabilmente decapitato, ragione per la quale viene indicato inizialmente come martire ma non essendoci dettagli conosciuti sul suo martirio il Calendario universale della Chiesa attualmente non lo annovera tra i martiri.

La città di Alife, sede della cattedra episcopale, lo sceglie come santo protettore condividendo il suo patronato con quella di Alatri, nel Lazio; diviene poi patrono della antica diocesi di Alife e dal 1986 della Diocesi di Alife-Caiazzo. La sua memoria è solitamente occasione di preghiera nella ferialità della vita degli alifani, ma è in agosto che Alife e la Diocesi lo celebrano solennemente ricordando la ricognizione delle sue ossa avvenuta il 6 agosto 1716 e la processione per le strade cittadine l’11 successivo.
Anche questa sera alle 19.00 la comunità parrocchiale di Alife partecipa alla messa vespertina ricordando il Patrono, ma la novità sarà la presentazione ufficiale del nuovo Comitato festa già al lavoro con i sacerdoti don Pasquale Rubino e don Emilio Salvatore per preparare la ricorrenza di agosto che avrà inizio con l’intronizzazione della statua il 1, i solenni festeggiamenti religiosi il 10 e l’11, e quelli civili contemporanei e successivi a queste date.

 La storia 
San Sisto I, papa e martire, patrono della città di Alife e della Diocesi
(Fonte: Annuario della Diocesi di Alife-Caiazzo, 2017)

Secondo il Liber Pontificalis, Xystus era romano, figlio di Pastore, proveniente dalla Via Lata, VII regione dell’Urbe, che all’epoca della sua nascita – I sec. d. C. – era una città cosmopolita, con un milione di abitanti, di ogni razza e religione, centro dell’Impero, governato da M. Ulpio Traiano ed esteso in Oriente e in Occidente, nel quale i cristiani muovevano timidamente i primi passi.
Secondo gli atti di S. Alessandro, mentre Sisto, quale vescovo itinerante, presumibilmente vicario del vescovo di Roma Alessandro, era in cammino apostolico verso l’Oriente, sopraggiunta la notizia della morte del Pontefice, fu atteso in preghiera nella casa della nobile Severina e, al suo arrivo, eletto vescovo di Roma: fu il settimo, dopo Pietro, Lino, Cleto, Clemente, Evaristo, Alessandro. Suo, sembra il nome inserito nel Canone romano. Resse la chiesa presumibilmente dal 115, per 10 anni, 3 mesi e 2 giorni, preoccupandosi di dare dignità e decoro alla celebrazione eucaristica.
Secondo diversi testi medievali, ordinò che al canto del Sanctus, si unissero clero e popolo, che i vasi sacri fossero toccati solo dai sacerdoti e che fossero di lino il purificatoio e il corporale per la Mensa. Inviò missionari nelle Gallie, tra cui anche S. Pellegrino, e dispose che coloro che venivano in visita al Papa, non tornassero nelle loro chiese locali senza le lettere di comunione con il successore di Pietro e quindi con la Chiesa universale.
Secondo il Martirologio di Usuardo il giorno 6 aprile fu il dies natalis, giorno della nascita al cielo, del Beato Sisto, coronato del martirio, probabilmente decapitato come si addiceva ai cittadini romani, al tempo dell’imperatore Adriano.
Era l’anno 125. Venne seppellito sulla via Aurelia.
Secondo la tradizione alifana, autore della traslazione delle sue reliquie da Roma in città, fu Rainulfo di Alife.
Questi, figlio del Conte Roberto e di Caiatelgrima, nel 1119 era Conte di Alife, Caiazzo, Airola, Aversa, Avellino, Morcone, Sant’Agata dei Goti e Telese, signore di Siponto e Monte S. Angelo, senza contare il possesso di numerose altre terre in Campania e in Abruzzo. Aveva in moglie la sorella di Ruggiero, conte di Sicilia, la principessa Matilde di Hauteville, da cui ebbe un figlio, Roberto.
Il conte, per le ambizioni del cognato, si trovò ben presto coinvolto in una lunga serie di conflitti nel complicato groviglio della situazione politica meridionale del XII secolo. In seguito allo scisma creatosi a Roma nel 1130 con l’elezione di Innocenzo II da una parte, e Pietro figlio di Pierleone de’ Frangipani col nome di Anacleto II, dall’altra, Rainulfo fu mandato dal re ad accompagnare l’antipapa a Roma, mentre gli sottraeva la contea di Avellino e metteva in atto il rapimento della contessa Matilde e del figlio, ai fini di una ritorsione.
Trovandosi a Roma, il conte chiese le reliquie di un Santo da collocare nella cripta della Cattedrale che egli voleva edificare quale perla preziosa della città di Alife, da lui considerata futura capitale del proprio feudo, come attestano i resti del castello e dell’edilizia religiosa. Secondo la descrizione del frammento della Istoria di Allifo, attribuita ad Alessandro, abate di Telese, Rainulfo ottenne dall’antipapa Anacleto le reliquie di San Sisto I, e le trasportò nella sua città di Alife. I cittadini di Alatri, che attingono alla medesima fonte, sostengono che parte delle Reliquie si siano fermate nella loro città. Dopo l’arrivo in Alife, avvenuto presumibilmente nell’inverno del 1131 (o ’32), esse furono dapprima collocate nella Cappella extra moenia e poi solennemente poste nella cripta della Cattedrale, ove restarono sino all’8 aprile 1716, quando il vescovo Mons. Angelo Maria Porfirio (1703-1730), scesovi nottetempo, dopo aver fatto scavare a lungo, le ritrovò sotto l’altare principale. Il 6 agosto 1716 nella sacrestia della Cattedrale, ne fu fatta la ricognizione anatomica da Domenico Boccaletti, come racconta lo storico Niccolò Giorgio, testimone oculare dell’evento, e l’11 agosto furono solennemente portate in processione.
Da allora egli è segno di speranza per il popolo, che a lui si rivolge con il canto:
Jé Santo Sisto nostro 
protettori jé bello
ca rient’a  sta città 
jé cii sei cjioello.
Appriesso a Dio tu sei
i no gran signore
jé santo Sisto
nostro protettore.
E sempre sia lodato,
San Sisto a Dio fedel
nostro avvocato.
Sull’epigrafe posta sul pavimento marmoreo, all’ingresso della cappella dedicata al Santo nella Cattedrale, troviamo incisa l’invocazione corale della città di Alife: “Siamo tua gente, o Sisto, guardaci con occhio benevolo, sii tu luce, vita e salvezza del nostro popolo”.

 

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