“Fratelli e sorelle, ecco la speranza più grande della nostra vita: possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita aggrappati a Cristo, perché Lui ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo, per farci vivere con Lui nella gioia, per sempre. Verso questa meta, come dice l’Apostolo Paolo, anche noi corriamo, dimenticando ciò che ci sta alle spalle e vivendo protesi verso ciò che abbiamo di fronte (cfr Fil 3,12-14). Ci affrettiamo allora per andare incontro a Cristo, col passo svelto della Maddalena, di Pietro e di Giovanni”.
È uno dei passaggi dell’omelia del giorno di Pasqua. Porta la firma di Papa Francesco ma è stata pronunciata dal Card. Angelo Comastri. Per ovvie ragioni, legate alla sua condizione di salute, il Papa aveva ridotto la presenza alle celebrazioni: dopo il lungo ricovero di 38 giorni al Policlinico Gemelli e la successiva prognosi di 2 mesi di riposo, il Santo Padre aveva sorpreso i fedeli comparendo anche soltanto per un breve saluto alla folla; la prima uscita in occasione del Giubileo del mondo degli Ammalati, esprimendo a tutti loro la solidarietà e la vicinanza, lui per primo da ammalato.
Nel testo della sua omelia, non viene meno lo spirito e la spinta che hanno caratterizzato il suo pontificato: vivere tra le ferite e le prove rimanendo aggrappati a Cristo e affrettàti – nel compiere il bene – per andargli incontro, per vivere da discepoli e testimoni del Vangelo.
Il testo integrale dell’omelia del giorno di Pasqua. Scarica