Aperti ad un’esperienza nuova. Con la fatica di adattarsi ma con la voglia di arrivare fino in fondo e tornare a casa arricchiti. Si rivela così, fin dalle prime ore (quelle della notte) il Giubileo degli adolescenti che ha visto la partenza di 170 giovani dalle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca: “Due eventi in uno, il Giubileo e la morte di Papa Francesco, siamo consapevoli di essere in un momento storico straordinario”, spiega Nicola della parrocchia San Rufino di Mondragone.
Appuntamento a Roma atteso da mesi; ora c’è una realtà da vivere, un’esperienza di cui rendersi protagonisti. Per molti di loro è la prima volta lontani da casa, la prima volta a Roma, la prima di un’esperienza diversa da quelle condivise solitamente in famiglia. Non lo sanno, o forse è presto per esserne consapevoli, ma in occasioni come queste si comincia a tessere le trame della vita.
Il Giubileo della Speranza ha già sottratto loro diverse ore di sonno, ma ha donato il passaggio della porta Santa e l’incontro con Papa Francesco, decisamente diverso dai pronostici di alcuni giorni fa: “Me l’aspettavo diverso, con il Papa vivo”, spiega Mario della parrocchia Maria SS. Assunta di Caiazzo durante la sosta in autogrill sulla strada verso Roma, mentre è ancora buio. “Ma penso che il titolo di questo grande evento sia la parola esatta e anche la risposta a questa delusione: Speranza per tutti. Esserci, anche senza Francesco, è un motivo in più per vivere il Giubileo degli Adolescenti in pieno perché lui questo avrebbe voluto. Del resto, se ora siamo qui è anche merito suo”.
Il numeroso gruppo è alloggiato presso la Parrocchia di San Saturnino nel quartiere Trieste dove all’arrivo hanno lasciato i bagagli con l’essenziale che servirà in questi giorni: sacco a pelo, qualche capo di abbigliamento sono gli unici e indispensabili effetti ammessi, oltre ad ogni strumento possibile per tenere in vita gli smartphone, essenziali connettori con il mondo e chi è rimasto a casa.
Ancora non si è fatto giorno su Roma in questo venerdì 25 aprile, ma loro sono già nei pressi di Porta Sant’Anna in fila con altri pellegrini che attendono di entrare in Basilica per passare la Porta Santa e salutare Francesco. San Pietro è lì, monumento a Dio e al genio dell’uomo mentre la prima luce ne mette in risalto la bellezza e l’eternità.
Il passaggio della Porta dura un attimo; pochi secondi per pregare davanti alla salma di Francesco nel silenzio e nella commozione generale; fuori invece c’è tempo per raccogliersi e pregare: c’è il ricordo per il Papa defunto e la professione di fede che conferma l’appartenenza alla Chiesa. La prima mattinata prosegue con attività ricreative per conoscersi e consolidare il gruppo; e infatti, al pomeriggio la strada verso l’Eur dove è stata prevista la Via Lucis (guidata da Mons. Rino Fisichella, primo riferimento nell’organizzazione del Giubileo) ha già il sapore di qualche amicizia in più. Non ci si aspetta che davanti alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo si possa arrivare a sfiorare le 100mila presenze, ma il disagio del momento conferma che i numeri hanno superato le attese e l’organizzazione non regge la pacifica invasione di giovani pellegrini: non c’è più posto per nessuno, le vie di fuga sono ridotte al minimo; tra chi decide di lasciare l’evento e la gran parte che invece resta regna la consapevolezza che la Chiesa è famiglia, è esperienza e condivisione di valori nati dal Vangelo. In questo primo giorno, davvero in tanti hanno potuto dire “Io c’ero all’appuntamento con Cristo e con la Storia”.