
Abbiamo lavorato sui social raccontando le parole del Giubileo “secondo loro”, secondo gli adolescenti, protagonisti di questi due giorni di festa e di fatica, di parole e di ascolto. Avventura, insieme, inaspettato, appartenenza: le parole scelte dai ragazzi e dalle ragazze delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca per raccontare l’evento. Per ognuno un’esperienza diversa ma per tutti un pensiero rivolto a Papa Francesco, tra il dispiacere di non averlo visto e la visione profetica che la sua morte, invece, ha posto davanti: hanno osato leggere nella sua assenza rumorosa non un impedimento a vivere il Giubileo ma l’occasione per viverlo più intensamente sapendolo davanti a Dio, faccia a faccia. Limpidezza di sentimenti e una lucidità di fede che sorprendono, unite alla positiva visione dell’evento nella sua complessità. Dopo l’arrivo di venerdì, il passaggio della Porta Santa, il saluto a Francesco e il momento conoscitivo in gruppo, sabato mattina l’equipe di Pastorale giovanile guidata dai sacerdoti don Raffaele Farina, don Paolo Vitale, dal seminarista prossimo al diaconato Fiorentino Andolfi ha guidato i ragazzi all’incontro con la Misericordia: Dio è padre che ama, accoglie i figli che si sono allontanati e a lui ritornano. La chiesa degli Argentini, cara allo stesso Francesco ha accolto il gruppo dei 170 delle diocesi dell’alto casertano per la liturgia penitenziale, momento vissuto a cuore aperto, con serena introspezione e l’inaspettato incontro forte con l’amico Gesù che i loro educatori hanno saputo guidare.
Da bravi coltivatori di amicizie, hanno reso il loro cuore disponibile a Dio perché in quel momento si compisse il miracolo dell’incontro con lui; la meditazione iniziale ha spalancato le porte del loro cuore alla verità sui nodi da sciogliere per vivere felici, sui freni volutamente o involontariamente posti alle azioni di bene, ai talenti personali spesi male… Per loro la strada della “confessione” è stato un dolce ritorno a Dio, l’abbraccio con un amico che non giudica. Un Giubileo di sorprese e di imprevisti a causa dei repentini cambi di programma ma che si è offerto come possibilità di crescita, come esperienza in cui sperimentare la gratitudine per il dono della vita, per conoscere amici ed educatori esemplari ed occasione per riconoscere ciò che veramente dona gioia. Non è questo quello che cercano i giovani? La felicità che viene dalla sicurezza delle relazioni, da una amicizia di cui fidarsi, da un adulto di buon esempio, dalla possibilità di esprimere se stessi.
Domenica mattina sono tornati in San Pietro per per l’ultima consegna di questo Giubileo: il Card. Pietro Parolin ha parlato di Gesù alla folla giovane che ha invaso la Piazza per la Messa: affacciandosi sulla complessità del mondo giovanile li ha rassicurati, sapendo che nei giorni precedenti questi ragazzi hanno avuto tempo e occasioni per riconoscere nel Giubileo l’abbraccio di Dio, padre e fratello, racchiuso nella parola Misericordia: “Di fronte alle tante sfide che siete chiamati ad affrontare non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo; nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con lui! “Con lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti! Egli viene ad incontrarvi là dove siete, per darvi il coraggio di vivere, di condividere le vostre esperienze, i vostri pensieri, i vostri doni, i vostri sogni, di vedere nel volto di chi è vicino o lontano un fratello e una sorella da amare, ai quali avete tanto da dare e tanto da ricevere, per aiutarvi ad essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, per farvi comprendere ciò che più vale nella vita: l’amore che tutto comprende e tutto spera”.
Sono tornati a casa stanchi come i loro attenti accompagnatori, ma con la domanda e l’attesa di un nuovo incontro che li aiuti a crescere e trovare la strada della felicità più autentica.