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In attesa del Papa. Lettera aperta dei giovani ai cardinali: “il futuro non si può scrivere senza i giovani, le donne, i laici”

Imparare dal passato per costruire un futuro migliore: così i giovani che fanno appello ai cardinali in attesa dell'elezione del nuovo Papa

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Cardinali in COngregazione. Foto Vatican Media/SIR

“A tutti i pastori chiamati a costruire il futuro”. È l’intestazione di una lettera aperta al Collegio dei cardinali, inviata dall’organizzazione giovanile della Chiesa cattolica belga, Kamino, e sostenuta anche da suor Xiskya, che è stata madre sinodale al Sinodo sulla Sinodalità e missionaria digitale. Onorare il presente, abbracciare il presente, costruire il futuro, i tre imperativi additati dai giovani ai porporati sotto forma di impegni. “Non scegliete solo un papa. Scegliete un pellegrino. Un pastore. Un costruttore di pace”, l’invito finale: “Fate che la vostra scelta sia un passo verso una Chiesa dove i giovani non siano solo accolti, ma coprotagonisti. Fate che la vostra scelta sia un’eco di Francesco e una risposta profetica al futuro. Chiamateci pellegrini di speranza. Ma, soprattutto, ascoltateci. Perché la speranza non è un sogno. La speranza è un cammino”. “Siamo a un crocevia”, l’inizio della lettera: “La morte di Papa Francesco non segna la fine di un’epoca, ma rappresenta un invito. Un invito a continuare a sperare. A proseguire il cammino da lui tracciato. A tornare ad essere Chiesa pellegrina”.

“Desideriamo una Chiesa che creda che lo Spirito di Dio continui a soffiare, anche oggi, anche attraverso i giovani, anche su nuove strade”, l’identikit dei giovani: “Onoriamo i molti papi, sacerdoti, religiose, laici, donne e martiri che ci hanno preceduti. Hanno trasmesso la fede con ardore, a volte con sofferenza, spesso con amore. Ma riconosciamo anche le ombre: il clericalismo, gli abusi di potere, il silenzio colpevole”. Secondo i firmatari della lettera, “onorare il passato significa anche imparare dal passato. Non per restarvi imprigionati, ma per guarire”. Per i giovani, “Papa Francesco ci ha mostrato un altro modo di essere Chiesa. Ci ha ricordato che il sinodo non è una riunione, ma uno stile di vita. Ci ha insegnato ad ascoltare — ad ascoltare davvero — l’altro, le periferie, lo Spirito. Ha aperto porte, infranto tabù, parlato di abusi, di strutture di potere, della natura come sorella. Si è recato in luoghi dove altri leader mondiali non hanno avuto il coraggio di andare. Ha chiamato i giovani a ‘fare chiasso’, non per ribellione, ma per amore del mondo. Ha costruito una cultura del dialogo — con la società, con le altre religioni, con chi pensa e sente diversamente”.

Fonte SIR

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