
Dalla prima all’ultima parola, il discorso di Leone XIV alla Società Sportiva Calcio Napoli è insegnamento, è bussola.
Nella Sala Clementina il Papa, all’indomani della festa-scudetto celebrata dai campioni d’Italia con migliaia di persone sul lungomare di Napoli, il Papa ha incontrato la squadra, l’allenatore Antonio Conte, la Dirigenza sportiva, il presidente Aurelio De Laurentis, alcuni familiari del gruppo.
Al suo arrivo manca l’applauso iniziale che poi si scioglie a partire dalle retrovie; del resto il calcio è mix di culture, tradizioni, religioni: capire quale sia il protocollo (in questo caso è un’informale formula di saluto e di affetto) non è chiaro a tutti. Ma Leone rimette la palla al centro con una battuta che non è solo “battuta”, ma anche un modo per chiarire, spegnere rumors, lasciar intendere che lui sa, ben conosce l’universo mediatico e il suo mercato di informazioni a qualunque livello: “Forse non volevano applaudire perché nella stampa si dice che io sono romanista… Ma benvenuti! Questo lo dice la stampa. Non tutto quello che leggete sulla stampa è vero!”.
Ringrazia e plaude al successo che è della squadra ma anche della città: “Cari amici, benvenuti! E congratulazioni per la vittoria del campionato! È una grande festa per la città di Napoli!”. Poi in attacco, padrone del gioco, il suo fraseggio (termine caro alla cronaca sportiva che designa i brevi ed incisivi passaggi tra compagni di gioco) passa dal valore sociale dello sport e dell’allenamento, a quello del gioco di squadra e dei talenti di ciascuno a disposizione di tutti: “Vincere il campionato è un traguardo che si raggiunge al termine di un lungo percorso, dove ciò che conta di più non è l’exploit di una volta, o la prestazione straordinaria di un campione. Il campionato lo vince la squadra, e quando dico “squadra” intendo sia i giocatori, sia l’allenatore con tutto il team, sia la società sportiva. Perciò, sono davvero contento di accogliervi adesso, per mettere in risalto questo aspetto del vostro successo, che ritengo il più importante. E direi che lo è anche dal punto di vista sociale. Sappiamo quanto il calcio sia popolare in Italia e praticamente in tutto il mondo. E allora, anche sotto questo profilo, mi sembra che il valore sociale di un avvenimento come questo, che supera il fatto meramente tecnico-sportivo, è l’esempio di una squadra – in senso lato – che lavora insieme, in cui i talenti dei singoli sono messi al servizio dell’insieme”.
La sua più intensa azione di gioco è spesa per una riflessione di ampio respiro morale che tocca il mondo del calcio molto da vicino attestandosi spesso come contraddizione rispetto ai valori che lo sport porta con sé: “E c’è un’ultima cosa che mi sta a cuore dire approfittando di questa occasione. Si tratta dell’aspetto educativo. Purtroppo, quando lo sport diventa business, rischia di perdere i valori che lo rendono educativo, e può diventare addirittura dis-educativo. Su questo bisogna vigilare, specialmente quando si ha a che fare con gli adolescenti. Faccio appello ai genitori e ai dirigenti sportivi: bisogna stare bene attenti alla qualità morale dell’esperienza sportiva a livello agonistico, perché c’è di mezzo la crescita umana dei giovani. Penso che ci siamo capiti, e non c’è bisogno di tante parole”.
Il tiro in porta di Leone, che riporta nell’incontro uno spontaneo sorriso come avvenuto con la battuta iniziale sull’applauso riporta lo sguardo su Napoli e la sua gente; parole rivelatrici di un dato ancora ignaro alla stampa: “Vi ringrazio per la vostra visita. E ancora complimenti! Complimenti anche da una signora che in questi giorni sta facendo da mangiare per me e che è di Napoli e vi dice: tanti auguri! Vorrebbe essere qui anche lei, la signora Rosa, molto tifosa! Che il Signore benedica tutti voi e le vostre famiglie. Tanti auguri!”.
La Società aveva programmato di rientrare a Napoli ripartendo in treno (così come era arrivata) alle 12.30 ma l’incontro con il Papa, iniziato in ritardo e protrattosi per alcuni minuti più del previsto ha fatto slittare il rientro programmato in treno il che è valso qualche ora di permanenza in più nella Città Eterna.