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Mission: Impossible. The Final Reckoning. Ethan Hunt alla prova del tempo

Dal 22 maggio al cinema l'ultimo capitolo della saga dedicata all'agente interpretato da Tom Cruise

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63 anni e uno spirito che appare tutt’altro che scalfito.
Tom Cruise è probabilmente uno degli attori hollywoodiani che maggiormente gode del lavoro sul set e partecipa con entusiasmo ai suoi progetti cinematografici.
E così, a quasi 30 anni dall’esordio, Cruise ritorna a quell’agente Ethan Hunt che ha contribuito a renderlo iconico sul grande schermo.
Dal 1996, una missione impossibile dopo l’altra, l’agente segreto della CIA è di nuovo pronto a tutto.
Al cinema dal 22 maggio, Mission: Impossible. The Final Reckoning è una visione che unisce il pathos all’azione più pura.
Dopo l’anteprima nel corso dell’ultima edizione del Festival di Cannes, la pellicola è seconda al box office.

Ethan Hunt (Tom Cruise) si trova a confronto con una delle sfide e misteri della contemporaneità: l’intelligenza artificiale.
Infatti, il terrorista Gabriel (Esai Morales) è deciso a prendere il controllo della cosiddetta Entità, una tecnologia diventata pervasiva e indipendente, la quale minaccia anche il controllo delle armi nucleari delle varie potenze mondiali.
La soluzione è quella di recuperare il codice sorgente dell’Entità, che si trova all’interno di un relitto sottomarino nel mare di Bering.

Quasi tre ore di girato, in cui la sceneggiatura (dello stesso regista Steve McQuarrie e Erik Jendresen) si divide chiaramente in due parti ben distinte.
Una prima parte forse fin troppo densa di flashback e sentimentalismo, ma al tempo stesso necessaria, nell’ottica del racconto, a sostenere la memoria dello spettatore; e la seconda parte, invece, in cui l’azione si accende e lo spirito di Mission: Impossible si realizza.

Tom Cruise/Ethan Hunt è indomito: le sequenze in cui compie le più straordinarie azioni non lasciano tanto attoniti, quanto sornioni e soddisfatti di uno sviluppo certo e unico nel suo genere.
L’agente Hunt può tutto: gettarsi nelle gelide acque del mare di Bering, oscillare da un’ala all’altra di un biplano in quota, e nonostante ciò, rimanere vivo.
Il resto del cast, composto da volti noti per gli appassionati della saga, completa un ensemble che funziona, tra ironia e sentimenti: Hayley Atwell (Grace), Ving Rhames (Luther Stickell), Simon Pegg (Benji Dunn) e Rolf Saxon, nel ruolo dell’informatico William Donloe, personaggio del primo capitolo della serie.

Un po’ Maverick, un po’ Bond, e forse più di questi: Tom Cruise si è reso protagonista di un ciclo eroico intrinsecamente fuso alla sua identità. È lui stesso, infatti, che esegue le sequenze da stunt più rischiose, è lui che pilota ogni tipo di velivolo, è lui che fa, a suo modo, il suo cinema.

Un cinema che funziona e lascia il segno, un’arte oltre l’intrattenimento che riempie la sala e fa sognare.

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