
La festa di San Marcellino nel segno della partecipazione e dell’amicizia: i tratti distintivi che all’inizio del novenario venivano indicati come fondamento della società locale hanno trovato concretezza nella esperienza che ha condotto fino ai solenni festeggiamenti del 2 giugno. “È lo stile che ci auguriamo di poter continuare a condividere nella nostra comunità”, le parole del parroco don Massimiliano Giannico al termine della Celebrazione più solenne della giornata, quella presieduta dal Vescovo Mons. Giacomo Cirulli ieri mattina nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
La giornata e iniziata all’alba con lo sparo di fuochi pirotecnici e il giro di ben due bande musicali: quella della Città di Conversano e quella di Piedimonte Matese; fin dalle prime ore del mattino un gran numero di fedeli si è portato in chiesa per le celebrazioni eucaristiche programmate. Momento significativo, quello che sugella il legame di tutta la comunità con il Santo Patrono e che trova espressione anche nelle manifestazioni civiche, è stata l’accoglienza del Vescovo presso la sede municipale: è antica tradizione che il primo cittadino accolga il Pastore della Diocesi di Alife-Caiazzo nella casa dei cittadini e poi insieme, in corteo con tutte le autorità civili e militari, si raggiunge la Basilica per la celebrazione della Messa. E così è stato tra il sindaco Vittorio Civitillo e il Vescovo Giacomo Cirulli: il primo accompagnato dai consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, il secondo accompagnato da alcuni sacerdoti.
“Concretizzare la nostra devozione a San Marcellino, farla diventare motivo di riflessione e di imitazione: essere discepoli di Gesù”, l’invito del Pastore durante l’omelia. “E come il nostro Patrono, vivere l’esperienza del martirio quotidiano nella rinuncia ai nostri interessi, al desiderio di prevaricare, a quei segni di egoismo che non fanno il bene e l’interesse dei fratelli ma alimentano i nostri privilegi personali”. Non cercare la visibilità o la popolarità secondo le logiche mondane ma farsi carico della responsabilità di annunciare Cristo e di essere suoi testimoni in ogni circostanza quotidiana”, l’invito rivolto ai presenti.
E come ogni anno in questa circostanza, al termine della messa, Mons. Cirulli ha concesso l’indulgenza plenaria quale beneficio della Santa Sede per volontà di Papa Urbano VIII ai fedeli riuniti nella Basilica per la festa del santo patrono.
I ringraziamenti conclusivi, quelli del parroco, sono stati uno scatto sull’intera famiglia che intorno a San Marcellino è tornata a riunirsi: il Vescovo, i sacerdoti presenti durante il novenario e nel giorno della festa, i religiosi, i diaconi, i seminaristi, il Sindaco e i suoi collaboratori, i sindaci dei comuni limitrofi, la Polizia municipale, la Protezione Civile la ditta per la cura della pulizia urbana, le autorità militari, il Comitato festeggiamenti, la corale parrocchiale Cantate Domino, le famiglie del quartiere dedite agli allestimenti e alle infiorate. Un ultimo pensiero, prima di congedare l’assemblea è andato agli anziani sacerdoti don Salvatore Zappulo e don Alfonso De Balsi, infermi e pertanto assenti ma sempre vicini a questa festa e puntualmente presenti per celebrare San Marcellino.
Pomeriggio di festa, con i tratti distintivi della tradizione: per i vicoli del centro storico le infiorate curate dai cittadini, da bambini ed adulti, hanno accolto il passaggio del busto argenteo di San Marcellino, fino al momento più solenne, in Piazza Roma dove il sindaco ha sottolineato il valore culturale, sociale, relazionale delle feste patronali “promuovendo il senso di appartenenza e la nostra vera identità” e la volontà di continuare a sostenere lo sforzo dei Comitati festeggiamenti inteso come “investimento per la città, un investimento emotivo”; “investire in emozioni è accrescere l’orgoglio di tutti i nostri cittadini”, ha spiegato Civitillo. Nelle sue parole gratitudine per l’impegno dei sacerdoti di Piedimonte Matese, per l’empatia nelle relazioni, tale da far sentire tutti, credenti, laici ed agnostici, persone accolte e ben volute. Al termine del suo breve discorso, il consigliere Luigi Ferritto, ripentendo uno storico gesto, ha posto tra le mani del patrono, la chiave della città, simbolo di legame e di affidamento. La processione ha concluso il suo cammino in Basilica dove è stata celebrata l’ultima Messa della giornata.