Contano sull’ascolto e la disponibilità del Ministero della Salute i sindaci di Piedimonte Matese, di Sapri e di Sessa Aurunca quando martedì 17 giugno saranno a Roma per portare all’attenzione dei vertici di Governo le “preoccupazioni reali e concrete delle Comunità locali” dopo la notizia, data dal presidente della Campania Vincenzo De Luca, della chiusura del punto nascite negli ospedali delle tre città
Vittorio Civitillo, Antonio Gentile e Lorenzo Di Iorio hanno deciso di fare squadra “dinanzi a una prospettiva che rischia di compromettere un diritto fondamentale: quello delle donne e delle famiglie di poter partorire in sicurezza, con adeguata assistenza, in prossimità del proprio luogo di residenza”, spiegano nel comunicato congiunto che annuncia la prossima partenza. Non saranno soli perché con loro, a dar voce ai territori, ci saranno delegazioni istituzionali e cittadine per esprimere in maniera collegiale contrarietà e preoccupazione rispetto a quanto dovrebbe accadere.
“I punti nascita di Piedimonte Matese, Sapri e Sessa Aurunca non sono semplici reparti, ma presìdi vitali di civiltà e prossimità sanitaria, in territori dove l’isolamento geografico, la difficoltà dei collegamenti e la carenza di strutture alternative rendono la loro permanenza indispensabile”, si legge nel comunicato: sono parole che mentre vanno al cuore del problema testimoniano anche la speranza e la rassicurazione che simili presidi rappresentino per le comunità, tanto che “La loro eventuale chiusura – spiegano le fasce tricolore – significherebbe un arretramento drammatico del servizio sanitario pubblico, un colpo alla natalità, alla tenuta sociale ed economica delle nostre aree interne, e una pericolosa lesione del diritto alla salute”.
Diecimila abitanti a Piedimonte Matese, poco più di seimila a Sapri, ventimila a Sessa Aurunca: piccoli centri ma realtà strategiche per i comuni circostanti e le intere aree di riferimento come accade a Piedimonte e a Sessa per la presenza di uffici pubblici, trasporti, servizi commerciali e scuole, veri e propri capisaldi (seppur con offerte ridotte rispetto ad un decennio fa) soprattutto quando la forbice tra centro e periferie si allarga e ai margini si percepisce il disagio di essere distanti dai maggiori centri, meno ascoltati, meno considerati.
Quello del 17 giugno potrebbe essere il primo di una serie di confronti: auspicano infatti all’apertura di un tavolo tecnico per tener vivo il dibattito sul tema a partire dalle peculiarità dei territori quali viabilità, distribuzione della popolazione e reale accessibilità ai servizi alternativi.
“Non ci stiamo – affermano Civitillo, Gentile e Di Iorio – ad assistere passivamente allo smantellamento di un servizio essenziale” e invocano la giustizia, i diritti imprescindibili che sono alla base di ogni democrazia e di civiltà. “Le nostre cittadine e i nostri cittadini non sono cittadini di serie B. Difendiamo il diritto alla salute con fermezza e rispetto, chiedendo solo equità territoriale e attenzione alla realtà. Nessun privilegio, ma una sanità giusta, accessibile e sicura per tutti”. (…) La difesa dei punti nascita – così termina il comunicato – è la difesa di un diritto di cittadinanza e di futuro per le donne, i bambini e le famiglie delle aree interne del nostro Paese”.