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Rispetto del tempo e della natura, innovazione e tradizione. L’Agrario di Piedimonte che arricchisce il Parco Nazionale del Matese

Un allevamento di galline ovaiole; la serra idroponica; una tartufaia e un allevamento di api: solo alcuni primati dell'Azienda agraria dello Storico istituto fondato nel 1888

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All’Istituto Agrario di Piedimonte Matese (ISISS, con gli Istituti Industriale e Alberghiero) maturano i frutti dell’impegno di alunni e docenti. Termina un anno scolastico con il positivo bilancio di risultati coltivati con determinazione e costanza ma soprattutto con l’obiettivo di consolidare la vocazione della storica Scuola Agraria fondata con Regio Decreto n. 5644 del 12 luglio 1888: essere il laboratorio privilegiato dove si sperimenta il futuro  – non solo del territorio matesino – ma dell’Italia intera se si pensa alla vocazione agricola del Paese e alla ricchezza che essa continua a generare in termini di valori che spaziano dalla qualità, all’identità, all’economia, alla visibilità su scala mondiale. E il fatto che Piedimonte Matese ospiti la sede del Collegio dei Periti Agrari di Caserta, l’unico al di fuori del capoluogo di provincia, non può che far riflettere sul valore storico, sociale e politico di questa Istituzione scolastica.

La scuola è finita. L’ultima campanella è suonata. Aule vuote. Maturandi a casa ma non in pausa perché tra poche ore saranno attesi alla prima grande prova della vita. Dirigenti e docenti hanno rilasciato le valutazioni finali sulla maturazione e i profitti dei loro ragazzi: delicato compito che non è di giudizio ma la misurazione di una crescita umana e culturale al netto di studio, verifiche svolte durante l’anno, esperienze didattiche fuori dall’aula (che non è più lo spazio protetto che misura l’alunno), e relazioni. Ma il bilancio spetta anche alle famiglie e agli stessi studenti: cosa hanno portato dalla scuola? Con quale bagaglio ne escono?

E allora, torniamo qualche rigo sopra, per parlare del sito storico già citato e di come maturano in esso esperienze formative che si trasformeranno nel futuro di coloro che lo frequentano. Dimentichiamo – ma solo il tempo della lettura – tutto ciò che abbiamo già scritto e ciò che si è detto negli ultimi mesi su questa Scuola: che dal terremoto del 2013 docenti ed alunni non riescono a ritornare nella loro sede, a cui è annessa l’azienda, per via di un cantiere aperto, chiuso, riaperto e lento, su cui la Provincia di Caserta (ente proprietario), sembrerebbe non avere alcuna prospettiva tantomeno la cura per la popolazione scolastica privata di laboratori ed aule; che è fiorito l’interesse dell’Amministrazione comunale di Piedimonte Matese con un’idea progettuale per la realizzazione di un parco urbano nell’azienda agricola dell’Istituto ristabilendo un principio di proprietà dei terreni: in essi, tra i vigneti e l’uliveto si potrebbe passeggiare e fare sport. La polemica interna all’Istituto e tra la minoranza politica trova posizioni diverse ancorate però alla stessa idea: l’Agrario di Piedimonte Matese, per la sua valenza storica e la proposta formativa che offre merita tutela, visibilità, promozione e riservati spazi didattici.

Dall’Azienda Agraria dell’Istituto guidato dalla Dirigente Annamaria Pascale sono appena usciti alunni con un bagaglio di significativi primati : la riorganizzazione della didattica sui terreni e le tra le colture, la direzione di questi affidata all’agronomo e docente Vincenzo Coppola mostra il cambio di rotta sperato. Slancio alle colture storiche e a nuovi progetti.

L’elenco parte dal risultato delle ultime settimane: l’azienda ha attivato un allevamento di galline ovaiole (dotato di opportune certificazioni sanitarie) che andrà ad implementare le attività già in corso finalizzate ad integrare lo studio curriculare con l’esperienza e la competenza avvalorate dall’impiego di tecniche e tecnologie aggiornate sia per gli allevamenti che per le colture. Ne è un esempio la serra idroponica (coltivazione senza suolo) inaugurata un anno fa e perfettamente funzionante in tutti e tre i metodi: il sistema a film di nutrienti (NFT), il sistema a coltura profonda d’acqua (DWC) e la coltivazione su substrato che consente agli studenti di acquisire competenze in un settore in espansione alla ricerca di personale qualificato. Ma dove innovazione e tradizione convivono è possibile sperimentare e migliorare anche tecniche di concimazione dei terreni, come il sovescio, (il versamento nei terreni di erbe messe a macerare) ma non senza l’analisi dei terreni e quindi la scelta di erbe utili alla concimazione naturale. In questo modo è salva l’arte antica dei nonni, avvalorata dallo studio e quindi con un potenziale migliore. A beneficiare di questa sperimentazione è stato il vigneto che continua la sua fase produttiva onorando la storia borbonica che lo volle tra più gustosi e pregiati della Campania.

Una tartufaia ed un’apicoltura funzionano regolarmente; cresce e si potenzia il sistema di monitoraggio della mosca dell’ulivo integrato da un prossimo osservatorio della Regione Campania con l’aggiunta di apposite trappole. Si continua a coltivare la segale (dichiarata presidio Slow Food) su una porzione di terreno che l’Istituto Agrario conserva nel comune di Alife partecipando così a diversi progetti di sperimentazione dei grani antichi accanto a partner come Università campane, Comuni e Slow Food.

Convegni, dibattiti, concorsi, laboratori per imparare l’arte di coltivare la terra, come tutelare i luoghi, come garantire la qualità dei prodotti, come diventare innovativi e competitivi nel comparto: occasioni che in loco, o fuori sede, li hanno visti protagonisti ed anche premiati per le capacità e le idee. A questo bagaglio che cresce con l’esperienza, si affiancano le conoscenze che offrono le aule schiarendo le idee sul futuro. Perché oggi, chi frequenta questo percorso di studi sia consapevole che domani sarà imprenditore agricolo, carabiniere forestale, botanico, docente, apicoltore, allevatore, veterinario, divulgatore…

Siamo o non siamo in un contesto degno del Parco Nazionale del Matese? Qui, tra gli antichi filari borbonici, dove le olive diventano olio profumato e leggero, e i grani antichi garantiscono la salute che cerchiamo, e dove l’arte della terra educa alla cura e alla paziente attesa dei frutti, gli studenti del ventunesimo secolo imparano (perfino!) il rispetto del tempo: esperienza che diventa intimità con la natura, interpretazione dei suoi linguaggi ed esercizio alla lentezza, ormai un optional nel mondo del tutto e subito e dei risultati a comando.

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