Ibrahim Faltas(*) – Parole forti di Papa Leone XIV all’Angelus domenicale. Non è responsabile e non è ragionevole proseguire su strade sempre più violente e coinvolgere il mondo in una guerra totale e devastante. Soffre e muore ancora e sempre chi non ha colpa. È assurdo e immorale.

In queste ore tragiche e angoscianti molte famiglie cristiane mi chiedono aiuto per cercare di raggiungere l’Egitto per l’aggravarsi della situazione. In autobus o in auto sono arrivati ad Eilat in Egitto, per eventualmente raggiungere dall’aeroporto di Sharm El Sheik nazioni più sicure. È la stessa procedura adottata per riportare in Italia il personale delle sedi diplomatiche e i cittadini italiani residenti in Israele e Palestina. A bordo famiglie con bambini impauriti e terrorizzati dal sibilo mortale delle bombe e dal clima di tensione. Tante famiglie mi hanno parlato della necessità di partire: i motivi sono tanti, gravi e diversi e hanno bisogno di supporto logistico e materiale. A Gaza la gente non può fuggire, viene sfollata da nord a sud, secondo le esigenze di chi gestisce gli attacchi. A Gaza continua il massacro incessante, messo in secondo piano dalle bombe che hanno raggiunto anche altri obiettivi, che ricambiano con forza.
La preoccupazione dei genitori e l’urgenza di proteggere i figli è la stessa di Maria e Giuseppe di salvare il piccolo Gesù appena nato, ma già “pericoloso” e temuto dal re Erode. “Erode non è morto. Erode esiste ancora!” È il commento di un importante Capo di Stato pronunciato mentre visitava, diversi anni fa, Betlemme. Penso si riferisse alla sofferenza di chi vive in costante difficoltà di vita, con la paura e l’ansia presenti ogni momento. È quello che succede in Terra Santa da tempo immemorabile: difficoltà, pericolo, disagi, minacce, incertezze. Chi vive in Terra Santa conosce le gravi difficoltà di una esistenza complessa ma “vive” la bellezza della santità di questi luoghi e la considera “vita”, nonostante intorno e da ogni direzione arrivi la morte.
La gente è stremata, soprattutto i bambini e i ragazzi che hanno conosciuto nei loro pochi anni vissuti solo paura, disagi e disperazione. Per queste Sacre famiglie di oggi la fuga in Egitto è un segno di speranza, è il tentativo di dare sollievo e una parvenza di serenità ai propri figli.
Gli ultimi avvenimenti non danno motivo di speranza, i motivi che vogliono la partenza di queste famiglie sono comprensibili ma rimane l’amarezza di non poter contrastare un esodo non voluto ma necessario. Per i genitori diventa difficile aiutarli a superare il trauma della violenza che li circonda e che si manifesta con disagi notevoli. Come aiutare un figlio che non riesce a dormire e si rifiuta di mangiare perché altri bambini a poca distanza non hanno nulla da mangiare? È comprensibile la loro urgenza di fuggire, non è giustificabile chi non solo non ferma la violenza ma anzi continua e alimenta la guerra, senza umanità e senza coscienza. Difendiamo e custodiamo i Luoghi Santi e crediamo che questa terra benedetta sia terra di vita e non di morte. Da queste Pietre deve ripartire un processo serio di dialogo e di mediazione. Gerusalemme deve essere per il mondo il segno concreto che riconosce la convivenza pacifica fra i popoli perché la pace è possibile.
La Sacra Famiglia di duemila anni fa ricevette accoglienza e protezione in Egitto per poi tornare nella terra che diventò Santa perché attraversata dalla vita terrena di Gesù che affrontò la passione dolorosa e la morte sulla Croce. Sia la Croce motivo di speranza, da quella croce fiorisca il ritorno a casa di coloro che non avrebbero voluto lasciarla. È una fuga necessaria e vitale o un esodo programmato e mortale? Dio Misericordioso saprà aiutare questa umanità ferita e addolorata.
(*)vicario Custodia di Terra Santa
Fonte SIR