Giornata di fuoco per il Matese. Ventiquattrore tra le fiamme che hanno bruciato prima Monte Cila e poi, quando si pensava di aver contenuto i roghi, nuove fiamme sono divampate continuando a mangiare la macchia mediterranea che caratterizza questa porzione di monte che affaccia su Piedimonte Matese.
Nel pomeriggio si è reso necessario l’intervento di due canadair per consentire uno sversamento maggiore; per ragioni di sicurezza è stata chiusa la strada provinciale 331 che collega i centri montani di Castello del Matese e San Gregorio Matese a Piedimonte Matese all’intera valle del medio Volturno.
Tutto è iniziato ieri, giovedì 3 luglio alle 4.00 del mattino quando un primo rogo è divampato nell’area archeologica di monte Cila; fin da subito, gli uomini intervenuti – BAIF della Comunità Montana, Vigili del Fuoco e Volontari della Protezione Civile di Piedimonte Matese – hanno messo in capo l’ipotesi di un incendio doloso. Per l’intera mattinata un elicottero del servizio antincendio della Regione Campania ha riversato acqua sulle fiamme tanto che alle 12.30 l’incendio sembrava domato, a parte la presenza di piccoli focolai. Ma è da questi che è ripartito il rogo intenso del pomeriggio, complici le condizioni climatiche che a causa del caldo intenso e l’assenza di piogge hanno ridotto la boscaglia ad un accumulo di sterpaglie inaridite, facile miccia per malintenzionati della notte. La direzione del fuoco e la portata delle fiamme ha reso necessario l’arrivo di più pesanti mezzi come i canadair al fine di scongiurare lo scollinamento del fuoco, ma anche per contenere le fiamme in prossimità dei tralicci dell’alta tensione impossibili da gestire con un elicottero. Per ragioni di sicurezza, gli sganci di acqua sono avvenuti previa interruzione dell’energia elettrica grazie al coordinamento dell’Antincedio e della ditta Terna, ente gestore del servizio energetico in questione. Dopo l’interruzione della Strada Piedimonte-Castello, soggetta al rischio di caduta massi dal costone che sovrasta la strada, al fine di garantire il collegamento tra i centri e favorire la viabilità (anche San Gregorio Matese sulla medesima direttrice) il traffico è stato gestito con l’ausilio di un semaforo in senso alternato.
Questa mattina l’elicottero della Regione Campania rimasto a garantire il controllo dell’emergenza si leva in volo più raramente, o lì dove compaiono lievi fumi che segnalano la presenza di un pericolo; anche da terra si è ridotto il numero degli interventi affidati ai BAIF della Comunità Montana e della SMA Campania, società della Regione preposta alla prevenzione e contrasto degli incendi.
Cosa abbiamo perduto
Cosa resta dopo le fiamme? La rabbia per lo scempio perpetrato alla montagna e al suo habitat dove trovano rifugio e nidificano decine di specie di uccelli tra cui rapaci come bianconi, poiane e falchi pellegrini ma anche numerose specie di insetti; triste sorte anche per la piccola fauna selvatica come volpi e serpi e piccoli roditori; e l’orchidea selvatica del Matese che anche sulle pendici di Monte Cila da sempre trova lo spazio naturale per crescere. In fumo olivi secolari, e quel che rimaneva dei due pini marittimi (vittime di un precedente incendio), dono al Matese della duchessa Aurora Sanseverino. Eccola la fotografia di oggi: tutto quel che non c’è più e quel che potrebbe avvenire in seguito con l’arrivo dei prossimi fenomeni temporaleschi perché ora alla lentezza con cui la natura si rigenera bisognerà fare i conti con il dramma del dissesto idrogeologico che potrebbe portare a valle pietre e terricci con pericolo alla viabilità e alla sicurezza degli automobilisti sulla strada provinciale 331.