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A Napoli la Settimana Liturgica Nazionale con il sangue di San Gennaro “perchè la fede non è un’idea”, così il Card. Battaglia

Si comincia lunedì 25 agosto con la preghiera e la lectio magistralis del Card. Pietro Parolin Segretario di Stato Vaticano

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Napoli, 4 maggio 2024. L’ampolla contenente il sangue di San Gennaro è portata in processione in occasione dei solenni festeggiamenti in onore del Patrono

Con la celebrazione dei primi vespri nella cattedrale di Napoli, questo pomeriggio alle 17.00 si apre la 75ª Settimana liturgica nazionale. A presiedere la preghiera sarà l’arcivescovo di Napoli, card. Domenico Battaglia. Subito dopo è prevista la lectio magistralis del card. Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità.

“Tu sei la nostra Speranza. Liturgia: dalla contemplazione all’azione” è il tema scelto in linea con quello del Giubileo per rilanciare un tema forte per la vita della Chiesa, ossia il valore di una liturgia che parli al cuore dell’uomo di oggi, se davvero essa sappia intercettare i desideri e i sogni dell’uomo come pure le ferite e le preoccupazioni. Non a caso, ad esprimere questa ricercata vicinanza tra Dio e l’uomo, tra fede e attualità, l’Arcidiocesi di Napoli ha scelto di esporre eccezionalmente le reliquie del sangue di San Gennaro, simbolo di memoria di colui che ha donato per fede la propria vita e di una comunità che continuamente si interroga sul significato di questo dono autentico.

Lo spiega chiaramente il Card. Battaglia nell’intervista a firma di don Doriano Vincenzo De Luca: “Mettere il sangue di San Gennaro al centro della celebrazione inaugurale significa dire chiaramente che la fede non è un’idea, non è un rituale vuoto, ma è vita donata, fino all’ultimo respiro. Quel sangue non è solo memoria: è presenza, è invocazione, è provocazione. Ci domanda se anche il nostro sangue è ancora caldo di Vangelo, o se si è coagulato nell’abitudine e nell’indifferenza. La liturgia che vogliamo riscoprire parte da qui, da una testimonianza che ha attraversato i secoli e ancora oggi ci interpella: che ne facciamo di quel sangue? Lo custodiamo in una teca o lo lasciamo scorrere dentro le vene della città e della Chiesa? Napoli ha il privilegio e la responsabilità di offrire questo segno a tutta la Chiesa italiana: o la fede diventa carne, sangue, vita concreta… oppure non parla più a nessuno”.

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