Noemi Riccitelli – Una rom-com contemporanea, ma forse sarebbe meglio dire, l’anti rom-com, quella che l’acclamata regista Celine Song (suo l’amato Past Lives della scorsa stagione cinematografica) ha scritto, prodotto e diretto: Material love (Materialists) è al cinema dal 4 settembre.
E che dire dell’affascinante e mortifera ispirazione di Tim Burton?
Su Netflix, infatti, dal 3 settembre sono disponibili gli ultimi quattro episodi della seconda stagione della serie di successo Mercoledì (qui la recensione della prima stagione).
Due visioni differenti che accontentano una vasta platea, due ispirazioni ricercate e originali.
Material love (Materialists):
A New York, Lucy (Dakota Johnson) è una cosiddetta “matchmaker”, impiegata di un’agenzia che si occupa di organizzare appuntamenti e combinare coppie, rispettando i desiderata o, come vengono definite, le caratteristiche “non negoziabili” dei vari clienti riguardo i loro futuri o future partner.
Al matrimonio di una coppia che la stessa Lucy ha contribuito a far conoscere, lei incontra Harry (Pedro Pascal), fratello dello sposo, affascinante uomo di affari che la corteggia.
Tuttavia, nel corso dello stesso evento, Lucy rivede anche John (Chris Evans), suo storico ex fidanzato, che sta lavorando come cameriere, mentre cerca di inserirsi nel mondo della recitazione.
Ci sono tutte le caratteristiche che porterebbero a considerarla una classica rom-com: un apparente triangolo amoroso tra tre bellissimi protagonisti, una New York viva e glamour, ma solo dopo aver visto la pellicola, si giunge, in realtà, alla conclusione che si tratta esattamente dell’opposto.
Material love, infatti, già nel titolo porta con sé un’ispirazione differente che esula dalla più tradizionale concezione di sentimento amoroso: quello che la regista e autrice Song indaga è il concetto di relazione nella realtà contemporanea, che non sempre nasce da una folgorazione romantica, ma è spesso frutto di una ricerca di attenzioni, di completamento, di intimità in una società che corre e che rende tutti più soli.
È un amore materiale sì, forse anch’esso figlio di un’epoca di consumo e commercio, in cui persino per un incontro è necessario avere intermediari e pagare per avere una possibilità, almeno per chi se lo può permettere.
Cupido, quindi, scocca frecce tra benestanti e abbienti, una cerchia di adepti che vuole garanzie economiche e una solida posizione sociale, il sentimento poi verrà da sé: si va per tentativi, ma mirati, paradossalmente non si ha tempo per perdere tempo.
Anche l’amore, quindi, è un capriccio? L’ennesima personalizzazione in un tempo in cui la profilazione è all’ordine del giorno?
Materialists fa riflettere lo spettatore su questi aspetti di una materia delicata e complessa come le relazioni umane, con dialoghi intelligenti, lenti, ben supportati dai tre ben assortiti protagonisti, una messa in scena elegante.
E se l’impostazione appare cinica e fin troppo realistica, il finale, invece, suggerisce (o spera) ben altro.
Mercoledì (Wednesday):
Dopo aver permesso la cattura di Tyler Galpin / Hyde (Hunter Doohan), ora rinchiuso a Willow Hill, Mercoledì (Jenna Ortega) ritorna alla Nevermore Academy, questa volta insieme al fratello Pugsley (Isaac Ordonez), anch’egli allievo, e un nuovo preside, il signor Dort (Steve Buscemi). Mercoledì si trova subito a confronto con misteriosi accadimenti, che la riguardano in prima persona, insieme alla sua famiglia.
Un successo straordinario che, dopo l’uscita della prima stagione, ha fatto sì che il già ben noto personaggio di Mercoledì, dalla creatività di Charles Addams, ideatore dell’iconica serie di personaggi della famiglia Addams, si rinnovasse, diventando un nuovo simbolo popolare.
Così, la seconda stagione si è posta come una naturale prosecuzione, visto il positivo riscontro: divisa in due parti, i cui primi quattro episodi sono stati rilasciati il 6 agosto e gli ultimi il 3 settembre.
Una stagione ricca e interessante, in cui l’elemento horror e gotico si fa più presente, con l’effetto di coinvolgere maggiormente lo spettatore.
Infatti, la firma di Tim Burton è più nitida che mai e la sua ispirazione emerge preponderante in questi ultimi otto episodi, sia perché il regista ha diretto, di fatto, più episodi rispetto alla prima stagione, ma soprattutto perché la sceneggiatura, scritta a più mani (da Alfred Gough, Miles Millar, Matt lamberrt, Valentina Garza, James Madejski,Erika Vazquez e Siena Butterfield) risulta avvincente, con una trama che ha saputo unire più generi tra mistery e horror, con sapiente intreccio che si lascia seguire con avidità, grazie anche ad una maggiore profondità e complessità conferita ai singoli personaggi.
Inoltre, il cast si è arricchito con notevoli interpreti che hanno apportato le loro qualità alla storia: tra questi, senza dubbio, Steve Buscemi, Joanna Lumley e il cameo di Lady Gaga nel misterioso ruolo di Rosaline Rotwood.
Lady Gaga ha contribuito anche alla colonna sonora della serie con il brano Dead Dance, mentre sempre a Danny Elfman è spettata la cura dei temi musicali.
Un rinnovato e fortunato esito condiviso che, stando al finale di stagione, lascia presagire una terza parte in arrivo.

















