
Caterina Messercola – Per la prima volta nella storia del territorio, i giovani studenti di Piedimonte Matese hanno preso l’iniziativa organizzando una manifestazione di solidarietà verso la Palestina in occasione dello sciopero nazionale del 22 settembre. Un evento – ospitato nella Villa Comunale-giardini Egg – che ha dimostrato come la lontananza geografica non possa e non debba renderci indifferenti di fronte alla sofferenza umana.
Quando il silenzio diventa complicità
“Si tende a pensare che la lontananza geografica non ci tocchi”, hanno dichiarato gli organizzatori dell’evento, “ma la dimostrazione di oggi prova il contrario”. L’iniziativa nasce dalla convinzione che in momenti storici come questi, il dialogo diventi portante per dimostrare che le voci dei cittadini, anche dei più giovani, valgono quanto quelle dei potenti. Gli studenti hanno sottolineato una riflessione amara ma necessaria: ”Quando il Governo non rappresenta il popolo, diventa dovere del popolo agire”. Una critica che si estende anche alla gestione delle risorse pubbliche: mentre il PIL aumenta, i fondi statali sembrano destinati prevalentemente al settore militare, in contraddizione con l’articolo 11 della Costituzione Italiana: L’Italia ripudia la guerra.
I numeri che non mentono
Durante l’evento sono stati presentati dati allarmanti che fotografano la drammaticità della situazione. Secondo le ricerche presentate, le vittime accertate sono circa 64.000, ma questo bilancio andrebbe moltiplicato per dieci considerando la differenza tra vittime accertate e quelle non dichiarate, spesso dispersi. I numeri complessivi dal 7 ottobre 2023 parlano di 680.000 vittime totali, suddivise in 136.000 morti per violenza diretta e 544.000 per violenza indiretta, quest’ultima causata da traumi, ferite e privazioni imposte, inclusa la mancanza di beni essenziali come acqua, cibo, riparo e medicine, La ripartizione demografica indicherebbe 470.000 bambini tra le vittime rappresentando il 70% del totale, mentre 138.000 sarebbero uomini e 63.000 donne. Queste cifre suggerirebbero che il 28% della popolazione di Gaza presente prima del 7 ottobre non sarebbe sopravvissuta a quasi due anni di conflitto.
Voci autorevoli e testimonianze toccanti
La protesta ha accolto diverse testimonianze, tra cui il racconto di due strazianti giorni a Gaza, tra violenza, torture, morti e ingiustizia. Sono stati citati anche interventi significativi come il discorso di Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i territori palestinesi occupati, a Wembley. Ha denunciato l’inerzia e la complicità dell’Occidente di fronte al genocidio di Gaza, esortando alla responsabilità come atto di resistenza e invitato i cittadini a trasformare la solidarietà in azioni concrete: pressione diplomatica, boicottaggi e impegno legale. Particolarmente toccante è stato il riferimento all’autore israeliano David Grossman, figura legata al conflitto che per anni ha evitato di usare la parola “genocidio”. Dopo immagini viste e testimonianze lette di persone che vivono il dramma, ha dichiarato di voler parlare come “essere umano nato nel conflitto”, ammettendo che ora “non si può più evitare” di chiamare le cose con il loro nome.
La dimensione educativa e costituzionale
Il docente di storia e filosofia al liceo Galileo Galilei Costantino Leuci ha ringraziato gli studenti definendo la loro iniziativa e il loro coraggio “un segno di umanità vero e presente”, sottolineando come la protesta fisica sia più valida di un semplice “like sui social”. Ha ricordato inoltre come durante l’evento si sia “cantata la Costituzione”, riferendosi al canto di “Bella Ciao” che ha concluso la manifestazione. La professoressa Gaetana Musto dell’IC Matese ha invece evidenziato l’importanza di “difendere la Democrazia”, ricordando che “quando non la si difende, è in pericolo anche la nostra”. Un invito a riflettere sul fatto che bisogna nutrire e difendere i valori democratici, conquistati con il sangue delle generazioni precedenti.
L’appello all’umanità
Centrale nell’evento è stato il richiamo dell’umanità universale. Come ricordato da uno degli interventi, citando Gramsci: bisogna rispondere “all’appello degli indifferenti”; la domanda che risuona è: “Cosa aspettiamo per rivendicare i nostri diritti?”. L’evento si è arricchito di momenti musicali significativi, con l’esecuzione di “Imagine” di John Lennon, “Crêuza de mä” e “Canzone del Maggio” di Fabrizio de Andrè e a concludere il canto partigiano “Bella Ciao”. La manifestazione si è conclusa con un appello alla solidarietà concreta, invitando a sostenere realtà come Medici Senza Frontiere. L’evento, organizzato dai giovani, ha segnato un precedente importante per il territorio, mostrando come l’impegno civile e la difesa dei diritti umani appartengano anche alle nuove generazioni. Hanno ribadito che il futuro della Democrazia passa dalla loro voce e azione, ricordando che in un mondo interconnesso l’indifferenza di fronte alla sofferenza non è più accettabile.

















