Noemi Riccitelli – Presentato Fuori concorso all’ultima edizione della Mostra cinematografica d’arte internazionale di Venezia, La valle dei sorrisi del regista Paolo Strippoli è al cinema dal 17 settembre (vietato ai minori di 14 anni).
Un horror made in Italy che, nelle parole di Strippoli (sua anche la regia di A Classic Horror Story), vuole “raccontare la fragilità dell’identità e il bisogno disperato di appartenenza”.
A Remis, un paesino incastonato tra le Alpi, il nuovo professore di scienze motorie, ex campione di judo, Sergio Rossetti (Michele Riondino) giunge nella scuola dove presterà servizio, accolto calorosamente dalla preside e dai colleghi.
Sergio, dall’animo cupo e irrisolto, conosce a poco a poco i suoi allievi, tra cui c’è il sensibile e timido Matteo (Giulio Feltri), sul quale avrà un’inaspettata rivelazione dalla giovane proprietaria della locanda del posto, Michela (Romana Maggiora Vergano).
Inquietante, misteriosa e originale: la storia della Valle dei sorrisi conquista e coinvolge lo spettatore, e non semplicemente per il gusto del genere fine a sé stesso, ma perché la trama dipana molteplici temi di interesse socio-esistenziale.
Così l’horror/thriller diventa uno strumento di analisi e il filtro attraverso cui la sceneggiatura (dello stesso Strippoli, Jacopo Del Giudice e Milo Tissone) scandaglia i disagi e il malessere di una comunità che sembra non voler fare i conti con il proprio passato di dolore, ma respinge una completa guarigione, scegliendo di anestetizzarsi in un modo peculiare.
La valle dei sorrisi è, infatti, una storia di sofferenza, quella che a volte è necessario attraversare per superare un momento critico; è una storia di disagio, crescita e trasformazione individuale; è una storia di un fanatismo diffuso e cieco, di un credo che si confonde con un culto che nulla ha a che vedere con la fede.
Tutti elementi che trovano posto e senso in una visione/narrazione che si realizza, in una prima parte, con lentezza e calma, inquadrando i profili dei protagonisti e il circostante scenario di ambiguità, per poi procedere in un vortice di spaventoso crescendo che non risparmia nessuno.
Tra i protagonisti, Michele Riondino risulta efficace e brillante, nel ruolo di un sarcastico e mordace insegnante, un uomo che sembra perduto, ma forse, alla fine, trova la sua strada; il giovane Giulio Feltri, al suo esordio al cinema, si fa carico di un’interpretazione intensa e conturbante.
Romana Maggiora Vergano, Paolo Pierobon e Roberto Citran contribuiscono a definire un cast di indubbia bravura in ruoli affatto semplici in una pellicola a suo modo inedita per il cinema italiano.
La valle dei sorrisi propone, così, uno sguardo nuovo su un genere considerato solitamente “di evasione”, riuscendo ad arricchirlo di un significato profondo, dando valore anche a quel necessario inquieto vivere, che inevitabilmente, a volte, si percorre, spaventa e, duramente, insegna.


















