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La Chiesa mai un passo indietro: basta bombe e fame su Gaza. Condanna alla brutalità di Israele

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(Foto ANSA/SIR)

“Disumano ed è ingiustificabile” l’attacco di Hamas ad Israele il 7 ottobre del 2023 ma “La guerra perpetrata dall’esercito israeliano per sconfiggere i miliziani di Hamas non tiene conto che ha davanti una popolazione per lo più inerme e ridotta allo stremo delle forze, in un’area disseminata di case e di palazzi rasi al suolo: basta vedere le immagini aeree per rendersi conto di che cosa sia Gaza oggi”. Sono le parole del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista rilasciata ai media vaticani a due anni dall’attacco terroristico che ha generato una spirale d’odio, che forse  – e si spera – trovi la resa grazie ai colloqui in corso a Sharm el Sheik in queste ore.

La Chiesa mai un passo indietro rispetto all’idea che sostiene due popoli e due stati, ma particolarmente in questo momento reclama l’urgenza di porre fine ai combattimenti per il dramma che la popolazione gazawa affamata e psicologicamente provata continua a subire; per la sospensione delle attività scolastiche nella Striscia che privano i giovani delle occasioni di crescita e di formazione; per la mancanza di cibo e di cure di cui la popolazione ha bisogno; per l’interruzione dei pellegrinaggi da tutto il mondo ai luoghi Santi e il conseguente dramma economico di tutte quelle famiglie (migliaia) la cui risorsa è fondata sul turismo religioso.

“Mi sembra altrettanto evidente che la comunità internazionale risulti purtroppo impotente e che i Paesi in grado di influire veramente fino ad oggi non l’abbiano fatto per fermare la carneficina in atto”, le parole di Parolin alla stampa sono severe, ma anche sollecitano a non rinunciare ad ogni passo utile nella direzione diplomatica che abbia come orizzonte la pace. Ha rilanciato le parole pronunciate il 20 luglio scorso da Papa Leone XIV: “Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”. “Parole che ancora attendono di essere accolte e comprese”,perchè la comunità internazionale “può fare molto di più rispetto a ciò che sta facendo”: “Non basta dire che è inaccettabile quanto avviene e poi continuare a permettere che avvenga. C’è da porsi delle serie domande sulla liceità, ad esempio, del continuare a fornire armi che vengono usate a discapito della popolazione civile. Purtroppo, lo abbiamo visto, finora le Nazioni Unite non sono state in grado di fermare quanto sta accadendo. Ma ci sono attori internazionali che sarebbero invece in grado di influire maggiormente per porre fine a questa tragedia e occorre trovare una strada per dare alle Nazioni Unite un ruolo più efficace nel porre fine alle tante guerre fratricide in corso nel mondo”.

“Qualunque piano che coinvolga il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone, è da accogliere e sostenere”. Tra le riflessioni ha rassicurato e ricordato che “anche il Santo Padre ha auspicato che le parti accettino e che si possa finalmente incominciare un percorso di pace”, ricorda il cardinale.

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