Elèna Italiano – Appuntamento al 12 ottobre alle 19.00 nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano in Vairano Scalo per l’evento annuale interdiocesano dedicato al conferimento del mandato catechistico. Sarà difatti in tale occasione che il Vescovo Mons. Giacomo Cirulli conferirà, nel corso della santa messa da egli stesso celebrata, il mandato ai catechisti provenienti dalle parrocchie delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca.
Durante tale rito, che segna l’inizio di un servizio, di un incarico ufficiale e impegnativo nella comunità di riferimento, un catechista rappresentante la forania di appartenenza riceverà simbolicamente la Bibbia dalle mani del Vescovo in persona.
In missione per la trasmissione del messaggio cristiano, l’impegno del catechista è di particolare importanza oggi più che mai essendo egli chiamato a far sì che il messaggio del Vangelo penetri in profondità nelle maglie del quotidiano attraverso la testimonianza di chi, consapevolmente, sceglie di formarsi e di crescere nella fede. Il catechista è difatti chiamato ad operare in quel “passaggio” necessario e delicato di preparazione ai sacramenti, sacramenti che si auspica – e qui è la sfida odierna – non siano solo un punto di arrivo di un percorso, ma tappa e linfa necessaria per divenire, nel mondo, portatori della gioia del Vangelo e collaboratori nell’annuncio della buona notizia.
Troppe volte, infatti, il “rischio”, è che il fedele si “dimentichi” del percorso compiuto, della formazione ricevuta, disinteressandosi della partecipazione attiva alla comunità di appartenenza, comunità di appartenenza che, invece, proprio dalla personale presenza di un nuovo membro potrebbe essere ulteriormente vivificata in uno scambio virtuoso di vitalità, avendo occasione, egli stesso, di vivificare, al contempo, la propria, di vita, nell’esperienza della gratuità fraterna.
Il destinatario dei sacramenti – così come ogni cristiano – ha la possibilità di partecipare attivamente alla vita della parrocchia, divenendo, dunque, egli stesso testimone del messaggio evangelico di fratellanza e amore in modo da alimentare la diffusione del kerygma (ossia l’annuncio del Vangelo) che, da oltre 2000 anni, continua a toccare i cuori e a suscitare le coscienze degli uomini e delle donne di buona volontà. Aperti all’ascolto, i catechisti rifiutano dunque di arrendersi al cinismo dell’individualismo più grigio, al sentimento dell’indifferenza, partecipando attivamente, in prima persona, all’espansione della buona novella, donando il proprio tempo, la propria professionalità, la propria esperienza.
Nel precedente anno pastorale, diversi sono stati gli appuntamenti formativi proposti dagli Uffici di Catechesi ed Evangelizzazione delle tre Diocesi dell’Alto casertano. Tra le proposte, ricordiamo il percorso con don Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale, l’incontro con il biblista Jean Louis Ska e il confronto (unitario tra diversi settori pastorali) con il Card. Angelo De Donatis, penitenziere maggiore. E, più recentemente, gli incontri foraniali per l’esigenza avvertita di fare il punto della situazione e di confrontarsi sul cammino futuro accrescendo, così, la motivazione e la consapevolezza che l’incarico di catechista richiede.
Da Vairano Scalo a Marzano Appio, da Sparanise a Sessa Aurunca, da Falciano del Massico a Caiazzo e Raviscanina, le riunioni hanno costituito un’occasione per riflettere su quanto sia necessaria la figura del catechista oggi, essendo divenuto egli stesso punto di riferimento in grado di fornire ascolto e accoglienza. Superando dunque l’idea della trasmissione di sole “nozioni di dottrina”, si espande la consapevolezza della sua vocazione che prevede, altresì, la trasmissione della gioia e della necessarietà partecipativa comunitaria e fraterna.
Le parole di Papa Leone XIV, nell’omelia del 28 settembre, in occasione del Giubileo dei Catechisti in San Pietro sono, a tal proposito, illuminanti: “Voi catechisti siete quei discepoli di Gesù, che ne diventano testimoni: il nome del ministero che svolgete viene dal verbo greco katēchein, che significa istruire a viva voce, far risuonare. Ciò vuol dire” – continua il Sommo Pontefice – “che il catechista è persona di parola, una parola che pronuncia con la propria vita. Perciò i primi catechisti sono i nostri genitori, coloro che ci hanno parlato per primi e ci hanno insegnato a parlare. Come abbiamo imparato la nostra lingua madre, così l’annuncio della fede non può essere delegato ad altri, ma accade lì dove viviamo. Anzitutto nelle nostre case, attorno alla tavola: quando c’è una voce, un gesto, un volto che porta a Cristo, la famiglia sperimenta la bellezza del Vangelo.”


















