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Falcone e Borsellino. Venti anni dopo

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Non solo cronaca.
L’intervista a Franco Nicastro, giornalista siciliano che da quarant’anni scrive di mafia

Cinquantasette giorni. È il tempo intercorso tra la strage di Capaci, il 23 maggio 1992, e quella di via D’Amelio, il 19 luglio. Vent’anni fa, nel giro di nemmeno due mesi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i giudici che facevano tremare Cosa Nostra, sono stati fatti saltare in aria col tritolo. C’è il tempo di tutta una vita, da quella domenica pomeriggio in cui Borsellino era andato a trovare la madre, nella palermitana via D’Amelio, a oggi. “Ma c’è anche un grosso rischio: che questi momenti vengano appiattiti sulla dimensione cerimoniale dell’anniversario”, dichiara in un’intervista al Sir il giornalista siciliano Franco Nicastro, che da oltre quarant’anni scrive di mafia per l’agenzia Ansa. “Molte cose si fanno per la copertura mediatica. E il giorno dopo ce ne dimentichiamo. È necessario – spiega – spezzare questa dimensione cerimoniosa e chiedere maggiore coerenza a tutti quelli che partecipano in prima fila”.

(…) Al giornalista che chiedeva “Ma chi glielo fa fare?”, Falcone, in un’intervista, rispose: “Solamente lo spirito di servizio”. Chi, oggi, sente ancora vivo lo spirito di servizio e ha il coraggio di rischiare tutto?
“C’è chi lo fa, ma occorre dare riconoscimento al lavoro che viene fatto. L’unico problema è che ci può essere tendenza al protagonismo. Forte tensione etica e spirito di servizio vanno riconosciuti a molti magistrati, soprattutto quelli delle nuove generazioni, più preparati e con una visione più moderna”.

L’intervista completa la trovi al link http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_a.a_autentication?target=3&tema=Anticipazioni&oggetto=243955&rifi=guest&rifp=guest

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