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Roberto Vecchioni tra follia e utopia

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Conclusa ieri a Letino la nona edizione di Luoghi fuori Luogo. E dietro le quinte il professore si racconta.

Il sogno, l’utopia, la cittadinanza dei sentimenti e dell’amore. Su tutto, la “teoria del desiderio”, che per Roberto Vecchioni ha una precisa sintonia “siderale” con le stelle. “Non a caso – ha detto ieri, tra un brano e l’altro del suo spettacolo a Letino – quando vediamo una stella cadente esprimiamo un desiderio“.
Un’ora e trenta circa di follia e utopia: prima le letture di alcune poesie di Alda Merini, affidate ai bravissimi attori Pierluigi Tortora e Elena Fattorusso (nelle foto sul palco con Vecchioni), circa mezz’ora di magistrale interpretazione del dramma e della poesia, quindi l’ingresso sul palco di Vecchioni, narratore di sogni e di emozioni, che ha alternato brani e letture, spaziando tra le poesie di Merini,  gli innumerevoli aneddotti della sua antica amicizia con Alda, il cielo stellato di Van Gogh, le incursioni antologiche fra letteratura e poesia, un mix di incanti, magie, sogni che ha annichilito gli oltre tremila spettatori concentrati, come in apnea, sui racconti di Vecchioni, felici di passeggiare assieme al “professore” lungo un sentiero di emozione, autenticità, verità. Protagonista l’amore, così come le storie individuali che si fanno universali, l’irruenza delle passioni, la forza del sentimento, con un Vecchioni che, a più riprese, ha richiamato piccoli tasselli di storia locale, dal brigantaggio ai moti di quegli insurrezionalisti anarchici di Letino, Cafiero e Malatesta, che nel 1877, proprio nel piccolo comune del Matese, tentarono di realizzare la loro utopia, quella di una repubblica anarchica, durata solo qualche ora.
Professore, prima l’utopia di Cafiero e Malatesta, oggi l’utopia di un festival giunto alla nona edizione, con la sapiente direzione artistica di Angelo Stroia. Letino è un paese inguaribilmente folle e utopico?
“Beh, diciamo che il periodo storico è assolutamente differente: nel 1877 era molto probabile che un’utopia di quel genere potesse trasformarsi in realtà, ma oggi che siamo a bocce ferme e non abbiamo la necessità di protestare contro un Re, l’utopia sta nella normalità e nella quotidianità. Ciascuno può rendersi protagonista di un cambiamento in positivo: l’importante è puntare sulla convergenza, sulla coesione della nostra Nazione. Le secessioni di stampo leghista, che hanno fatto il loro tempo, lasciamole perdere una volta per tutte”.
Quindi su quali leve oggi bisogna far forza per realizzare anche le proprie, personali, utopie?
“Non bisogna arrendersi, bisogna far sentire sempre la propria voce alla Nazione, ottenere e dare considerazione, cercare un coinvolgimento. Lo ripeto, bisogna andare verso la coesione perché spesso non si riesce ad affermare la nostra voce, il nostro volto, la nostra parola, talenti di cui l’Italia ha bisogno. La vita fa fiutata e la realtà, dove possibile e necessario, modificata, spendendo il nostro nome e cognome nella verità”.
Un grande festival in un piccolo comune, dove vivono persone caparbie e fiere della propria identità. Cosa le suscita cantare e parlare ad un pubblico di un piccolo ritaglio d’Italia?
“La mia vita è fatta di minimalismi e di sfumature quindi, per me, è sempre un’emozione straordinaria trovarmi in luoghi come questo: Letino, per fortuna, non è il solo centro del Sud Italia dove ci sono realtà e eventi culturali di estremo interesse. Penso, però, che il Sud sia stato troppo a lungo maltrattato, specie negli ultimi anni. Ora deve tirar fuori la testa, combattere attraverso la cultura, è il Sud che,  su questo piano, è superiore al Nord e quindi deve dare il proprio contributo. Il Sud è la Magna Grecia e questa traccia è presente nel vostro quotidiano. Tutte le volte che sono stato in una commissione per l’esame di maturità in una scuola del Sud, ho trovato uno spessore diverso nei ragazzi. Il merito è della vostra grande cultura umanistica”.
Letino e Terra di Lavoro, la provincia che oggi paga lo scotto della mafia casalese. Che immagine si ha di Caserta nel resto d’Italia?
“Non vengo a Caserta da molto tempo, mio fratello è stato militare in questa città. Io credo che bisogna puntare sulla comunicazione: come accade in altre parti d’Italia, e penso, ad esempio, alla Notte della Taranta in Puglia, ci sono straordinarie esperienze di aggregazione e di emozione che restano sconosciute. Caserta deve dialogare con l’Italia, raccontando i propri talenti, puntando su casse di risonanza più forti, le notizie del bello e del buono non devono restare segregate nei confini provinciali o napoletani. E’ anche questa un’utopia possibile su cui Letino, invece, sta già lavorando benissimo”.

Gianfrancesco D’Andrea

Oltre alle foto di Marcello D’Andrea, ecco un estratto video dell’esibizione di Roberto Vecchioni. Altre foto della serata le trovate nel nostro album di immagini.

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