A condividere gli ultimi posti nel rapporto 2012 firmato dall’ Agenzia Ue per l’Ambiente, insieme al Belpaese ci sono solo Polonia, Slovacchia, diverse aree dei Balcani, Bulgaria e Turchia. E non per tutti i parametri presi in considerazione, nel senso che in alcuni di essi rimaniamo sciaguratamente in perfetta solitudine.
Un documento importante, quello presentato ieri mattina a Bruxelles (qui l’originale in inglese ), perché fa il punto sull’ultimo decennio. E le cose non vanno davvero bene: due lustri segnati, per l’Italia, da pochissime luci e troppe ombre. Sforiamo i limiti non solo per il particolato (vale a dire l’insieme delle sostanze sospese in aria come fibre, particelle carboniose, silice, metalli, inquinanti liquidi o solidi di vario genere) ma anche, nel dettaglio, per monossido di carbonio, l’ozono, il nickel e il benzene. Insomma, è il sistema che non funziona e le domeniche a piedi lasciano il tempo che trovano. Per esempio nel 2010 in compagnia di mezza Europa dell’Est abbiamo “superato più spesso” il valore limite annuale previsto per le Pm10 (in vigore dal 2005). E anche le “concentrazioni di polveri sottili, le Pm 2,5, sono state più alte del valore-obiettivo annuale da raggiungere entro quell’anno”.
In un quadro già di per sé piuttosto drammatico, c’è perfino una novità ancora più fosca: l’Italia ha anche i valori più alti di particolato nelle zone rurali, insieme a Ungheria e Olanda. Nemmeno le campagne, dunque, sono più al sicuro : le polveri totali sospese, fino a oggi considerate killer pericolosissimi ma solo nelle aree urbane, cominciano a espandersi invadendo anche colline, campi e periferie verdi in cui ci sentivamo più leggeri e ricorrevamo per qualche gita disintossicante.
L’unica luce del rapporto firmato dai tecnici europei è un relativo “miglioramento nel corso degli anni” del numero di sforamenti su base giornaliera delle Pm10, in particolare tra il 2011 e il 2005 e poi nel 2010.
(da Wired.it )