Home Arte e Cultura Gioia Sannitica. Quel castello da recuperare…

Gioia Sannitica. Quel castello da recuperare…

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Congelati i fondi regionali destinati al restauro dell’antica fortezza, ora l’Amministrazione pensa alla partnership con imprenditori locali

Si narrano leggende di streghe, principesse, incantesimi: e l’atmosfera c’è tutta, fra le merlature diroccate del castello di Gioia, da cui si gode il verde sottostante,il vasto orizzonte a perdita d’occhio su vallate, dolci uliveti, case sperdute. Ma leggenda è anche la speranza, o il sogno, di vedere finalmente quel castello tornare ai fasti di un tempo, con le sua calde sale riscaldate dal fuoco, le corti illuminate dalle fiaccole, per rivivere suggestioni e magie. Occorrerà del tempo, tanto, e chissà pure se basterà. Sì, perché il castello di Gioia Sannitica, che domina l’abitato da un’altura prospiciente il monte Monaco, è rimasto incompiuto, in attesa, appunto, del tempo che verrà.
Il Comune ha cercato di cogliere, una prima volta, alcune opportunità di finanziamento, avviando un primo intervento di recupero e di messa in sicurezza, grazie ad uno stanziamento di 300.000 euro, consolidando le mura e ripristinando alcuni viali di accesso. Ma c’è ancora tanto, troppo da fare. E il progetto di una piena riqualificazione del maniero, per il quale erano stati già stanziati altri 600.000 euro, è rimasto al palo. Congelato in Regione, per la difficile situazione economica che ha spinto la giunta Caldoro, all’indomani del suo insediamento, a rivedere criteri di spesa e fondi già assegnati.
«Abbiamo lasciato un lavoro a metà – spiega amareggiato il sindaco, Mario Fiorillo -, perché dopo il congelamento dei fondi già assegnati al castello, avremmo dovuto sopperire contraendo un mutuo, impresa impossibile per il nostro piccolo comune. Eppure, solo con una ulteriore tranche di fondi, potremmo finalmente procedere alla ristrutturazione integrale del castello, alla ricostruzione delle sale e della torre, alla realizzazione di una seconda sala convegni più capiente, necessaria a dotare gli ambienti di un luogo che sia il presupposto per portare in loco eventi culturali di diverso genere». A salvare, però, la torre e alcune delle pertinenze del castello, potrebbe essere una tranche di fondi europei, circa 400.000 euro, destinati alla sistemazione dei sentieri di accesso, che dal centro del paese si inerpicano su fino alle merlature, risistemando giardini e alberature fino all’ingresso. «Stiamo lavorando alacremente per centrare questo obiettivo, aggirando, in questo modo, l’ostacolo frapposto dalla Regione con il blocco dei fondi – assicura il sindaco – ma nel contempo dobbiamo cominciare a immaginare una partnership con i privati, per la futura, eventuale, gestione del complesso monumentale.
Al momento, proprio per l’impasse venutasi a creare e per la quale non siamo in grado di immaginare tempi certi di completamento della ristrutturazione, manca ancora una idea complessiva di rilancio. Ma di sicuro l’amministrazione intende puntare su una partnership virtuosa con le piccole aziende del territorio, per realizzare, all’interno delle sale, attività di promozione anche commerciale dei prodotti di eccellenza del territorio, per coniugare natura e cultura, un connubio spesso vincente e che, con il supporto offerto da una location di grossa attrattiva, potrebbe dare slancio a un’idea di sviluppo del territorio che avrebbe nel castello la vera punta di diamante. In quest’ottica, l’affidamento in gestione di alcune aree a piccole cordate di imprenditori potrebbe essere la soluzione possibile per ridare fiato anche al Comune, una volta ultimati tutti i lavori di recupero. Certo, è un obiettivo ancora remoto, ma se andrà in porto il completamento dei lavori di restauro, sarà possibile intravedere una via d’uscita».
Intanto, anche se non interamente recuperato, il castello, su richiesta, è visitabile. Alcune associazioni del territorio, supportate anche dal Comune, hanno anche provato a realizzare, con successo, degli eventi nelle zone già riaperte al pubblico, coniugando l’aspetto culturale con quello legato al’enogastronomia del territorio, che ha molto da raccontare a Gioia Sannitica. Una sorta di «prova generale» di quella rete di opportunità che il piccolo comune ai confini con il Sannio potrebbe offrire: all’ombra del castello, infatti, c’è da sempre un segmento importante del turismo religioso, legato in particolar modo al culto micaelico, le cui tracce profonde impresse dai Longobardi sono rimaste negli stupendi affreschi di grotte rupestri. Un mix vincente che, unito alle eccellenze agroalimentari, avrebbe nel leggendario castello una sintesi straordinaria.

Fonte Il Mattino

 

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