Home Arte e Cultura L'osservatorio astronomico e la Solitudine. Spazi unici in Alto Casertano

L'osservatorio astronomico e la Solitudine. Spazi unici in Alto Casertano

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L’ingresso alla Solitudine

San Giovan Giuseppe della Croce, lasciò Ischia per trasferirsi su Monte Muto e far vivere quest’opera

Per molti anni, il «convento grande» di Santa Maria Occorrevole ha avuto il suo «cielo in una stanza». In alcuni ambienti del convento, infatti, fu ospitato un osservatorio metereologico, la «specola» voluta da Beniamino Caso nel 1875 e che funzionò fino al 1940, per andare incontro ad un triste periodo di decadenza a partire dal Dopoguerra. Nel 1961, il Ministro Caron comunicò al Ministro Bosco che il restauro di alcune delle apparecchiature della specola, inviate a Roma, era terminato. Ma molte di esse, raccontano le cronache locali del tempo, non tornarono mai più indietro. Quando vi fu installata la meridiana, si diffuse un’usanza in tutta la valle del Medio Volturno: a mezzogiorno un frate dalla specola agitava un tricolore e un altro confratello annunciava ai contadini, attraverso i rintocchi della campana, che era giunta l’ora del pranzo. Ma la specola del Monte Muto contribuì in maniera rilevante anche alla stesura della carta climatica d’Italia e, in campo metereologico, le informazioni acquisite dall’Osservatorio permisero di raccogliere elementi importantissimi. Dotata persino di un sismografo, grazie alla donazione fatta da un privato, la specola si arricchì, nel 1912, di un cannocchiale equatoriale Steinheil Sohne: valore stimato in 1855 marchi, circa 2.226 lire italiane.

L’osservatorio astronomico

All’Osservatorio di Santa Maria Occorrevole corrispondevano, inoltre, quelli di Moncalieri e di Acireale. La sua presenza giovò non poco allo sviluppo dell’agricoltura locale, per le informazioni relative alle temperature, ai livelli di piovosità, ai venti, alle correnti e sulle quali riflettè a lungo non solo Beniamino Caso, ma anche Angelo Scorciarini Coppola, fondatore della «Scuola Agraria di Piedimonte d’Alife». Oggi l’Osservatorio non è più in funzione e gli ultimi apparecchi di quella specola da cui si studiava e si contemplava il cielo stellato sono custoditi nel Museo Civico di Piedimonte. E’ rimasta, però, la scritta antica a campeggiare su una delle facciate del convento. Come a voler ricordare che, all’interno di quelle stanze, per molti anni, si sono intrecciati studi scientifici e preghiere. Osservazione astronomica e fede. Acquisizione di dati climatici e metereologici e misticismo contemplativo. Due modi diversi di «concepire» il cielo, di osservare e di decifrare le costellazioni. Ma ad ispirare gli uni e gli altri, sono rimasti i versi incisi sopra l’arco di ingresso al Bosco detto della «Solitudine»: O beata Solitudo, o sola beatitudo!/Taciturni romiti o passeggiero vivon lieti in quest’eremo beato/che non senza profetico mistero nè tempi andati il Muto era appellato/Qui si conversa in ciel, qui in spirto vero/ da muti e morti al mondo è Iddio lodato/ Qui parla il verbo al cuore: entri chi tace perché il solo silentio è qui loquace.

I conventi del Monte Muto dal 2011 sono divenuti casa di noviziato per tutta l’Italia Meridionale. Ogni anno giungono nuovi confratelli chiamati a verificare la propria scelta vocazionale.

Gianfracesco D’Andrea, Il Mattino

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