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Vita consacrata. Quella luce gentile

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Una benefica provocazione per la società e per la Chiesa del nostro tempo

Arrivano nelle piazze delle diverse città imbacuccati, alla spicciolata. Capita il 2 febbraio di ogni anno. Giungono ed entrano silenziosi e assorti in chiesa. Un tempo assai numerosi, oggi, comunque, non pochi. Tanti più acciaccati per gli anni, altri giovani e vivaci. Tutti freschezza e bellezza della novità dello Spirito. Sono i consacrati e le consacrate delle nostre Chiese. Suore, frati, laici votati al Signore nel mondo che, nel giorno della Presentazione di Gesù al tempio, rinnovano la loro consacrazione a Dio. All’ora stabilita si trovano nelle piazze in preghiera, in cammino, solenni e luminosi. Hanno la candela accesa tra le mani, la luce del Cristo risorto che vive dentro di loro. Entrano nelle chiese per l’Eucaristia. Per loro, nella liturgia, come sempre accade quando si dice Messa, verrà aperta la porta che lega il cielo e la terra. I consacrati, di quel cielo, sono un pezzo speciale, un dono, una testimonianza vivente sulla terra. La vita consacrata è una sana provocazione che viene dall’alto. Provoca nel suo dire che la vita ha senso solo se è donata e lo fa con i tanti religiosi e religiose che sono impegnati in parrocchie, istituzioni educative e caritative, ma soprattutto lo è quando si pone in mezzo alla città degli uomini come oasi di preghiera, silenzio, perenne compagnia di Dio. Ha una carica che viene dal cielo e porta al cielo, è anticipo della vita nuova, una vita più dedita allo spirito. Tutti i cristiani che vogliono vivere in modo autentico hanno beneficio anche solo guardando e stimando i consacrati. “La vita spirituale – scrivono i vescovi italiani nel messaggio per la Giornata della vita consacrata 2013 – è docilità allo Spirito di Cristo e si nutre della Parola di Dio, che deve essere, specialmente per voi consacrati, cibo quotidiano, da accogliere, gustare, assimilare, così da conformarvi al ‘pensiero di Cristo’ (1 Cor 2,16) e al sentire di Cristo (Fil 2,5)”. Il fatto che scommettano sul primato di Dio non fa, però, della vita consacrata un mondo a parte, semmai ne fa un aiuto per chi desidera vivere con più pienezza il suo battesimo. Il particolare sguardo dei consacrati sul mondo, sulle cose, sulla quotidianità, pur nei limiti della natura umana, richiama tutti a leggere l’esistenza nella prospettiva di Dio e non dei propri interessi e bisogni. In secondo luogo, la vita consacrata è una sana provocazione per la Chiesa, soprattutto oggi. Nel tanto discutere di evangelizzazione essa richiama l’agire efficace dello Spirito Santo. Cristiani, in fondo, non si diventa per adesione intellettuale a concetti su Dio più o meno eticamente rilevanti (al massimo si diventa atei devoti) o attraverso metodi pastorali psicologicamente innovativi (forse si producono persone adulte), ma cristiani si diventa per l’azione dello Spirito del Risorto che abita in noi. Egli è la “luce gentile”, quella stessa di cui i consacrati sono chiamati a essere riflesso nella comunità cristiana. Infine, la provocazione della vita consacrata giunge alla società del nostro tempo. Si esprime nella distanza totale tra una vita giocata sulla mitezza della povertà, castità e obbedienza e, dall’altro lato, sull’esaltazione del denaro, della sensualità, dell’affermazione di sé. Paradossale nell’Amore, chiara nella debolezza evangelica del suo mostrarsi al mondo, impegnativa in quella “imitazione di Cristo” che è impegno e responsabilità costante di ogni consacrato. Anche per questo i fratelli e le sorelle consacrate sono un dono, prima che per ciò che fanno, per la fedeltà con cui vivono la loro vocazione. Fosse anche solo per questo… grazie

Adriano Bianchi, direttore La Voce del Popolo, Brescia (Agensir)

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