Home Chiesa e Diocesi Corpus Domini. L'identità vera dei cristiani

Corpus Domini. L'identità vera dei cristiani

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Nella Basilica di Santa Maria Maggiore la catechesi del Vescovo Mons.Valentino Di Cerbo richiama all’azione, al movimento del cuore, delle mani, dei piedi dei cristiani verso i fratelli e il mondo che soffre

La Redazione – Chi è il cristiano? E’ la domanda che S.E.Mons.Valentino Di Cerbo ha posto all’assemblea dei fedeli della Diocesi riuniti nella basilica di Santa Maria Maggiore in Piedimonte per la celebrazione del Corpus Domini. Una nuova occasione di incontro per la  famiglia diocesana a cui il Vescovo non ha fatto mancare la sua parola di padre e di pastore attento e sollecito verso il suo gregge indicando con premura e severità la strada, quella della condivisione vera. La Basilica ha accolto sacerdoti e fedeli delle parrocchie di Alife-Caiazzo che nonostante la forte pioggia dell’intero pomeriggio caduta abbondantemente sul versante matesino del territorio diocesano sono giunti per la preghiera, ma soprattutto per il momento di catechesi che si è rivelata essere l’omelia del Vescovo sul valore dell’eucarestia nella vita del cristiano, sul valore della testimonianza che scaturisce dall’incontro con Cristo nel pane eucaristico: “E’ quello un segno di grande verità. Dio inviando suo Figlio tra gli uomini ci dice che la fraternità è possibile, la condivisione è possibile, l’uguaglianza è possibile, che è possibile un mondo diverso che dia a ciascun uomo e donna la dignità mai provata”.
L’immagine della moltiplicazione dei pani e dei pesci accompagna l’omelia di Mons.Di Cerbo e trasforma un evento evangelico in proposta di vita per i fedeli presenti. Non è il gesto della moltiplicazione a risuonare forte nelle parole del Vescovo quanto l’azione a cui Gesù convoca i discepoli: “Date loro voi stessi da mangiare”. Un invito che implica azione, movimento; Cristo trasforma la richiesta di aiuto dei suoi discepoli in una vera e propria azione educativa che li chiama a servire, farsi incontro, donare a chi ha bisogno: “Il cristiano – ha spiegato il Vescovo – non è l’uomo del devozionismo, ma l’uomo che crea contesti di relazioni nuove, che costruisce reti di solidarietà e fratellanza. Nelle parole del Maestro si riassume un forte messaggio di impegno sociale: la possibilità di sfamare gli altri siete voi…“. Slancio così ad una profonda riflessione etica da parte di Mons.Di Cerbo che ha parlato ad alta voce alle coscienze, ai cuori talvolta chiusi e sordi dei cittadini (e cristiani) che non pagano le tasse, che non rispettano la legge, dei datori di lavoro che negano i diritti degli operai costretti ad accontentarsi di poco per arrivare con fatica e umiliazione alla terza settimana del mese.
Un messaggio di duemila anni fa torna oggi a richiamare la responsabilità sociale e umana di tutti gli uomini, ma ancor di più la responsabilità che ciascun cristiano “sia di più”, sia dono totale e gratuito per i fratelli, sia immagine di Cristo che si dona sacrificando se stesso: “Non c’è la fame quando i cristiani si fanno carico del mondo, dei piccoli e dei grandi problemi…contro ogni ingiustizia e diseguaglianza. Allora il Regno di Dio e vicino e la dignità dell’uomo è compiuta”. Il Vescovo ha raccontato così il senso dell’Eucarestia, come il segno tangibile, il segno che prova davvero la fede di ciascun battezzato, di colui trova il coraggio di andare incontro ai fratelli e dona se stesso da mangiare, dona ciò che è perchè l’altro sia nutrito e reso forte di fronte alla vita.

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