Per il terzo anno consecutivo l’Azione Cattolica Italiana chiama a raccolta gli amministratori politici con precedenti impegni di Azione Cattolica. Sono sindaci, consiglieri provinciali o regionali o presidenti di tali enti provenienti da tutta Italia. Anche da Alife-Caiazzo una rappresentanza
“Ci sono tante buone ragioni per ripartire di poveri, che sono uno dei luoghi attraverso cui possiamo mettere in discussione le nostre certezze, e capire cosa non sta andando nei nostri progetti. È un punto originario di rottura e di critica, vale a livello personale ma anche in una prospettiva pubblica”. Così Mauro Magatti, docente all‘università Cattolica di Milano, è intervenuto domenica mattina alla Domus Pacis di Roma nel corso del seminario per amministratori locali promosso dall‘Azione Cattolica sul tema “Ripartire dai poveri…il futuro delle nostre città”. Secondo il sociologo occorre “pensare modi per rimettere al centro i poveri” dal momento in cui “siamo entrati in una fase storica molto diversa da quella alle nostre spalle”, in cui ” è importante guardare avanti e non indietro. Possiamo cogliere le proprietà della crisi per rispondere alla sua lezione: il modello di sviluppo trainato da finanza e innovazione tecnologica, che pensava che la crescita corrispondesse a più consumi per tutti, ha fatto il suo tempo”. Dall‘economia basata sul lavoro siamo passati a quella basata sul consumo, e ora a quella fondata “sulla produzione di valore: si pensava – ha spiegato Magatti – che la crescita sociale fosse collaterale a quella economica, invece senza valore-legame e di senso va giù anche l‘economia”. Naturalmente, ha proseguito il sociologo Magatti, “la crisi sarà lunga. Occorre gestire una transizione a livello macro, cambiando politica europea, e a livello di vita quotidiana, dove la necessità è porre in maniera attenta i problemi connessi a famiglia e giovani. Per tirar su l‘economia bisogna investire sulle persone, affrontare la situazione con un forte spirito di innovazione. Ci sono, ad esempio, le procedure da snellire, denunce da fare e alleanze da costruire, tra di noi e sul territorio”. E se c‘è un luogo “rispetto a cui la gente sente ancora un legame, si trattata del municipio, e questo dipende dalla matrice cattolica del particolare universale: la democrazia di questo paese respira al livello locale. Siamo sulla stessa barca o ognuno si salva da sé? Dobbiamo creare modelli abitativi nuovi, promuovere una cooperazione giuridica che non sia solo finzione edilizia, serve un welfare che metta al centro i legami. Sulla scuola e il suo rapporto con il lavoro, ad esempio – ha concluso Magatti rivolgendosi agli amministratori locali – potete fare moltissimo, immaginandola come un tema di comunità”.
Fonte Agensir