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Tutti a Roma per l'incontro con Francesco. Duemila i fedeli di Alife-Caiazzo presenti in Piazza San Pietro e poi a San Paolo fuori le Mura

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In viaggio, alla scoperta di se stessi e della propria identità cristiana.  “Al ritorno – le parole di Mons. Di Cerbo – nulla può rimanere come prima”

La Redazione – Ancor prima dell’alba hanno raggiunto Piazza San Pietro, unendosi alla folla che già gremiva le strade intorno a San Pietro e il colonnato del Bernini. Qualche ora di attesa prima di accedere alla Piazza e partecipare all’udienza generale di Papa Francesco. Ben duemila i fedeli della Diocesi di Alife-Caiazzo che si sono uniti alla folla dei centomila che ieri mattina ha gremito San Pietro per assistere all’udienza di Papa Francesco. Circa 40 i pullman partiti dai comuni della Diocesi: fedeli e parroci con S. E. Mons. Valentino Di Cerbo che attendevano – nell’Anno della Fede – un momento comunitario così intenso concluso con la messa, presieduta dal Vescovo in San Paolo fuori le Mura, nel pomeriggio.
IMG_3414I più fortunati sono riusciti a trovare sistemazione poco distanti dal sagrato della Basilica di San Pietro; in ogni caso, tutti sono riusciti a salutare il Papa che passando tra le ali di folla si concede ormai lungamente all’abbraccio di tutti, anche dei numerosi pellegrini costretti a fermarsi lungo via della Conciliazione.
“Guardare a Maria come immagine e modello della Chiesa”, a partire dalla Lumen Gentium. È stato questo l’invito di Francesco nella catechesi dell’udienza generale di ieri, soffermandosi su Maria, “una ragazza ebrea, che aspettava con tutto il cuore la redenzione del suo popolo”, una “giovane figlia d’Israele” nel cui cuore “c’era un segreto che lei stessa ancora non conosceva: nel disegno d’amore di Dio era destinata a diventare la Madre del Redentore”. Maria risponde “sì” e da quel momento la sua fede “riceve una luce nuova”, ha spiegato il Papa: “Si concentra su Gesù, il Figlio di Dio che da lei ha preso carne e nel quale si compiono le promesse di tutta la storia della salvezza”. “La fede di Maria è il compimento della fede d’Israele, e in questo senso è il modello della fede della Chiesa, che ha come centro Cristo, incarnazione dell’amore infinito di Dio”. “Come ha vissuto Maria questa fede?”, si è chiesto il Papa: “Nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa”. Proprio questa “esistenza normale” della Madonna “fu il terreno dove si svolse un rapporto singolare e un dialogo profondo tra lei e Dio, tra lei e il suo Figlio”, ha detto il Papa, ricordando che “il sì di Maria, già perfetto all’inizio, è cresciuto fino all’ora della Croce”. “Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio”, ha proseguito il Papa, secondo il quale “Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio”. Di qui la prima domanda della catechesi odierna, rivolta ai fedeli: “Ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria nostra Madre? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene?”. “Ci farà bene ritornare a Maria come modello e figura della Chiesa”, ha assicurato Papa Francesco a braccio.
La folla della Piazza si è “sciolta” con gioia, mentre per Alife-Caiazzo l’appuntamento si è ripresentato al pomeriggio. La Basilica di San Paolo ha accolto tutti, dove il Vescovo, S. E. Mons. Valentino Di Cerbo ha potuto parlare ai “suoi” riprendendo i contenuti della pagina dell’evangelista Luca che ha introdotto la catechesi di Papa Francesco, dove si narra del viaggio di Maria verso la cugina Elisabetta: “Il viaggio è un’esperienza di vita che arricchisce. Esso è il simbolo della nostra vita. Anche oggi abbiamo compiuto un viaggio venendo qui a Roma per scoprire la bellezza di incontrare il Papa ma anche per riflettere su quel viaggio serio che è la nostra vita e la vita delle nostre comunità e per capire il modo di viverlo in una maniera più alta e degna”. Uscire dalle proprie case e dai propri ambienti per metterci in ascolto, per lasciare da parte i nostri interessi: è l’immagine forte e determinante che il Vescovo ha attribuito  al senso di questo pellegrinaggio comune: “Abbiamo lasciato tutto e siamo partiti per chiedere al Signore cosa chiedi a ciascuno di noi, cosa chiedi a noi comunità? Cosa chiedi a noi comunità sparse sul territorio dove la Parola viene annunciata e il Pane di vita viene spezzato? Egli ci chiede di amarlo e di fargli spazio nel nostro cuore, e di conseguenza di accogliere i nostri fratelli. Come a Pietro, Egli ci chiede: hai fede in me? Credi in me? E’ il dono della fede – ha proseguito Mons. Di Cerbo – che ci aiuta a mettere nelle mani del Signore, a lasciarci condurre da lui per raggiungere insieme a lui grandi cose; Il viaggio ci ha portato al cuore dell’esperienza cristiana, ad incontrare il suo Vicario, colui che Cristo stesso ha incaricato di confermare la fede nei fratelli.
Riprendendo del parole del Santo Padre, il Vescovo ha rimarcato il valore profondo dell’essere cristiani: “non una Ong – come ci ha detto Papa Francesco – ma come Maria, colei che porta Gesù”.
Il viaggio verso le tombe degli apostoli, luoghi della fede vissuta e testimoniata sono stati il ricco dono, offerto all’intera comunità diocesana, che vince l’egoismo e l’approssimazione di una fede talvolta vissuta solo attraverso tradizioni e scarne abitudini: un ritorno all’autenticità, all’essenziale, al cuore della “prima” fede, quella di Maria, quella dei primi martiri, innamorati di Dio e delle sue promesse, ma soprattutto annunciatori di buone notizie.
E’ stato questo il messaggio profondo e la sollecitazione che Mons. Di Cerbo ha lanciato durante l’omelia, aprendo la Diocesi di Alife-Caiazzo alle prospettive che la attendono in vista della Visita Pastorale che tra qualche settimana prenderà il suo corso.
“Tornando a casa – ha concluso il Vescovo – nulla può rimanere come prima, ma tutto deve cambiare, perchè ognuno di noi si sente una sola cosa con Cristo, per rendere i nostri piccoli mondi più belli, perchè tale è il mondo di chi porta Gesù”.

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