Home I Sentieri della Parola “Ti seguirò…”, la direzione giusta. Ancora una riflessione sul Vangelo della domenica

“Ti seguirò…”, la direzione giusta. Ancora una riflessione sul Vangelo della domenica

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A cura di don Andrea De Vico
 Anno C – XIII  per Annum (Lc 9, 51-62)                                                                                                         

“Ti seguirò ovunque tu vada” “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre” “Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”

La pagina odierna riferisce tre incontri “vocazionali” avvenuti durante il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, dove si consumerà il suo destino. Luca non dice che cosa abbiano deciso di fare questi tre, se abbiano seguito il Signore o no. Molte cose sono lasciate nell’ombra. Il narratore focalizza l’attenzione non tanto sui personaggi, quanto sulle esigenze della sequela di Cristo.

Il primo di essi è già consapevole che seguire Gesù comporta una condizione di vita itinerante. Il cammino è esposto all’insicurezza, Gesù è appena stato rifiutato dai samaritani che, gelosi dei Giudei, non accettavano il fatto che un personaggio importante come Lui andasse a Gerusalemme facendo semplicemente spola da loro. Gesù e il suo seguito andavano “per la strada”, e il lettore sa che si tratta della strada che conduce verso Gerusalemme, Gesù sa cosa lo aspetta. Non si tratta dunque di un girovagare senza meta, senza dimora, senza legami, ma di una meta precisa dalla quale non lasciarsi distrarre. Questo aspirante discepolo incontrato per la strada sarà disposto a seguire il Maestro fino in fondo?

Nel secondo dialogo è Gesù che prende l’iniziativa, invitando un altro a seguirlo. Costui accetterebbe, ma chiede una dilazione: “Ho il padre anziano, gli resta poco da vivere, fammi pensare prima a lui”. La risposta di Gesù lo lascia di stucco: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ ad annunciare il regno di Dio”. Praticamente Gesù ha detto: “ci penseranno i morti a prendersi tuo padre e a portarselo al camposanto, questo non è pensiero tuo, c’è una cosa più urgente, l’annuncio del Regno”. L’espressione è cruda, ma si spiega benissimo. Nella legge ebraica è detto: “Chi si trova davanti a un suo parente morto è dispensato dalla recita dello shemà, dalla preghiera delle diciotto benedizioni e da tutti i precetti della Torah” (Mishnah Berakhot 3, 1a). Per il pio ebreo seppellire i propri morti era un dovere essenziale, davanti al quale anche le pratiche religiose passavano in second’ordine. Gesù afferma, con evidente esagerazione provocatoria, che il primato del Regno di Dio non ammette dilazioni, neanche quelle relative all’onore dei morti. Bisogna far presto: siamo alle porte di Gerusalemme!

Infine ecco un terzo sconosciuto, anche lui disposto a seguire Gesù, ma chiede il tempo di salutare prima quelli di casa. Gesù gli risponde con un proverbio: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”. Nella tecnica dei campi, se il contadino vuol arare dritto, non deve permettersi di guardare indietro, altrimenti al minimo intoppo il solco prende un’altra direzione. Così è anche il Regno di Dio: non ammette distrazioni, nostalgie, sguardi all’indietro. Gesù non intende certo contraddire il valore dell’amore che si deve portare ai parenti, ma con la sua espressione vuole insistere un’altra volta sull’urgenza attuale. Il Regno è fatto così: è più importante di qualsiasi altra cosa!

La sequela di Cristo, e la vita cristiana in generale, non ammette rimpianti, ripensamenti, compromessi. Non possiamo relegare il Regno di Dio in un angolino della nostra vita, anteponendogli tutto: lavoro, sport, affari, famiglia. Posso mai impegnarmi alla causa del Regno di Dio a tempo perso, o nei ritagli di tempo libero? Posso mai limitarmi a seguire il Maestro solo quando la mia agenda di vita me lo permette? Se “non ho tempo”, non sono adatto al Regno!     

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