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La Parola che apre. Commento al Vangelo di Natale

Anno A - Natale del Signore, Messa del Giorno (Gv 1, 1-18) 

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 Vangelo del NataleA cura di don Andrea De Vico

“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio… tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”. 

In principio c’è il Logos (Verbum, Parola) “rivolto verso Dio”, in atteggiamento di ascolto ed intimo colloquio. Il Padre ha una volontà di amore verso gli uomini, vuol tornare ad incontrarli. Per questo il Logos si fa carne, in obbedienza alla volontà amorosa del Padre. Il Logos ci ha narrato la verità di Dio, “ci ha aperto la via”, “ci ha fatto l’esegesi”.
La gloria di Dio giunge a noi attraverso il Logos, e ci da il compito di irradiarla ulteriormente. La carne diventa il luogo in cui si realizza l’incontro col Dio che salva. Grazie a questa carne, possiamo ricostruire rapporti di fraternità e di comunione. Il credente entra in questo movimento di ascolto e obbedienza amorosa.

Se non che, questa carne che siamo si dimentica di Lui che ha bussato per primo. Questa carne vuole mettere sé stessa al centro di tutto. Diamo più importanza al nostro senso etico (o spirito critico) che all’iniziativa d’amore di Dio.
Il nostro dovere compiuto ci da più soddisfazione del dono che viene da parte sua. Contiamo i nostri meriti a dispetto della sua grazia. I precetti e le tradizioni religiose sono messe al di sopra dell’ascolto della sua Parola.
Abbiamo perso la capacità di vedere il dono, e di donare, tant’è vero che a Natale io do una cosa a te, tu dai una cosa a me, e dove sta il dono? dov’è quella piacevole e inattesa sorpresa che gonfia il cuore di gratitudine?

Sbagliando religione, sbagliamo tutto il resto. In campo educativo abbiamo ricevuto delle regole senza sapere perché dovevamo osservarle, per cui abbiamo buttato le regole e siamo rimasti di fronte alla nuove generazioni senza parole e senza valori. In politica, l’Europa ha conosciuto uno “stato etico”, una società militarizzata, una famiglia irrigidita. Il valore più grande? obbedire agli ordini, rispettare l’autorità! E adesso, per reazione, stiamo buttando via anche questa.
In amore è lo stesso. Fino all’altro ieri, la coppia chiedeva azioni morali di grande impegno, un distacco assoluto da tutti gli altri uomini e le altre donne, una dedizione totale alla persona amata, la promessa di un amore esclusivo, speciale, eterno e cose simili … Adesso l’amore è diventato un prodotto che reca una data di scadenza, dura finché dura. Abbiamo perso la capacità di ascolto, non abbiamo più parole, o meglio: le parole se ne vanno in diarrea, una diarrea di parole, basta accendere la TV. Dov’è la parola che conta, la parola che salva, la parola che vale, la parola che cerco?

A Natale tutto comincia con il Logos, la Parola di Dio. Viene prima il Logos, poi la mia risposta. Ogni domenica prima si “ascolta” la parola di Dio, e poi si assumono impegni morali. Prima il Logos, poi l’Ethos. Notiamo la splendida sobrietà della Liturgia: ogni domenica non chiede promesse solenni, un distacco assoluto dal peccato, un rinnegamento totale del mondo, una dedizione assoluta alla causa della religione o altre cose totalizzanti di questo tipo.
È raro che la Liturgia chieda impegni solenni, e se lo fa, lo fa nei momenti importanti della vita: Battesimo (rinunci a Satana? credi in Gesù Cristo?), Matrimonio, Ordinazione / Consacrazione religiosa. Per tutto il resto, la Liturgia ci pone di fronte ad obiettivi più modesti e puntuali.

Ecco allora il nostro augurio: chi cresce i figli, chi amministra la convivenza civile, chi vive belle amicizie, possa avere il dono di porgere le parole che servono. Chi vive una difficoltà sul piano dell’amore e degli affetti, che possa risolvere il suo problema sulla base di una parola più profonda. La potenza dell’Universo è tutta racchiusa in una Parola, in un Logos che ci viene incontro nella carne di un Bambino!       

                                                                                           

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